Zambia. Il nuovo presidente Michael Sata: più giustizia sociale nel Paese
Nuove speranze per la Zambia, dove dalle elezioni presidenziali del 20 settembre scorso
è uscito vincitore Michael Sata. Sata che è il primo presidente cattolico nella storia
del Paese ha promesso un profondo rinnovamento socio economico del Paese improntato
a principi di equità sociale. La sua elezione è stata riconosciuta anche dal presidente
uscente Rupiah Banda. Stefano Leszczynski ha chiesto a Vincenzo Giordana,
africanista dell’agenzia missionaria Misna, cosa significhi questo cambiamento al
vertice per il Paese.
R. – Il voto
è stato deciso dai giovani poveri e disoccupati delle periferie urbane: sono stati
loro a contribuire in modo decisivo a porre fine ad un’egemonia ventennale del Movimento
per la democrazia multipartitica che era al governo dal 1991. Questa vittoria ha portato
con sé speranze di un cambiamento, rispetto al passato, soprattutto su un piano economico
e sociale. E’ tutela dei diritti del lavoro, politiche a tutela delle categorie più
deboli e significative, a differenza del passato.
D. – Anche a livello
internazionale ci sono stati commenti molto positivi e speranzosi, primo tra tutti
quello del presidente degli Stati Uniti …
R. – Senz’altro. Giudizi positivi
sono giunti anche dall’Unione Europea e dagli osservatori, che hanno assistito alle
operazioni di voto. Ricordo che le ultime elezioni nel Paese, nel 2008, furono segnate
da una vittoria del presidente uscente, Rupiah Banda – sconfitto martedì scorso
– per appena 35 mila voti; ci furono, in quell’occasione, anche contestazioni
ed episodi di violenza. Sostanzialmente, questa volta, al di là di disordini minori
in alcuni quartieri di Lusaka, le elezioni sono state pacifiche.
D.
– Come si può interpretare la dichiarazione del neo presidente sul fatto che il suo
mandato sarà basato fondamentalmente sui Dieci Comandamenti?
R. – Il
presidente ha parlato della volontà del governo di costruire un rapporto di cooperazione
stretto con la Chiesa cattolica, un rapporto che in qualche misura il suo predecessore
Rupiah Banda aveva perso per strada. Queste parole sui Dieci Comandamenti sono un
po’ un tentativo di parlare alla pancia del Paese, interpretando il bisogno fortissimo
di giustizia sociale, di sviluppo frustrato anche da alcune politiche dei precedenti
governi, troppo accondiscendenti nei confronti degli interessi del capitale straniero.
D.
– Al momento, come si può descrivere la situazione socio-economica della Zambia?
R.
– La popolazione di questo Paese è di circa 13 milioni di abitanti e due abitanti
su tre vivono con l’equivalente di meno di due dollari al giorno, e questo nonostante
le esportazioni di rame abbiano spinto la crescita economica nel 2010, l’anno scorso,
oltre il 7 per cento del prodotto interno lordo. Però, a questa crescita si sono accompagnati
i profitti delle multinazionali cinesi, statunitensi e nordamericane. Il Paese che
emerge da queste elezioni pretenderà il rispetto per i diritti del lavoro. (gf)