2011-09-27 14:43:20

Nigeria: l’arcivescovo di Abuja invita ad ignorare le minacce di attentati


“La vita continua normalmente, almeno qui ad Abuja. Non ci lasciamo spaventare da questi allarmi o minacce. Continueremo la nostra vita di sempre, avendo fiducia in Dio che segue i nostri passi” dice all’agenzia Fides mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, capitale della Nigeria, dove le misure di sicurezza sono state elevate per le minacce della setta Boko Haram di compiere attentati in occasione dell’anniversario dell’indipendenza nazionale. “Allo stesso tempo ci auguriamo che le forze dell’ordine facciano il loro dovere per garantire la sicurezza di tutti” aggiunge mons. Onaiyekan. Nel frattempo, un gruppo del Delta del Niger, nel sud della Nigeria, autodefinitosi Ijaw Joint Revolutionary Council, ha diffuso un comunicato nel quale minaccia “rappresaglie” contro la Boko Haram se entro 14 giorni la setta non cesserà le sue azioni violente. “A mio avviso sono dichiarazioni da non prendere troppo sul serio - afferma l’arcivescovo di Abuja -, anche perché non sanno cosa intendono fare. Cosa significa fare rappresaglie contro i Boko Haram? Ci sono tante voci che circolano qui in Nigeria. Occorre quindi saper discernere”. Ieri, un comitato presidenziale incaricato di affrontare il problema della Boko Haram, ha presentato un rapporto nel quale chiede al governo di entrare in dialogo con la setta. “I nigeriani sono uniti nel voler affrontare il problema rappresentato dalla setta Boko Haram. Non si è però d’accordo su come affrontarlo” afferma mons. Onaiyekan. “C’è chi parla di dialogare con i membri della setta, ma sono una minoranza. La maggioranza dei nigeriani pensa che non si possa parlare di dialogo con persone che uccidono indiscriminatamente gli innocenti. Non si può dialogare con degli assassini. Questa del resto è la posizione della Conferenza episcopale nigeriana, che in una dichiarazione pubblicata una settimana fa afferma che il governo nigeriano deve venire incontro a chi ha delle rivendicazione legittime e pacifiche, ma non si può parlare di dialogo con criminali e assassini” conclude mons. Onaiyekan. (R.P.)







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