2011-09-27 15:02:38

"Memoria e ricostruzione": conferenza e cena di solidarietà a Roma per il Rwanda


“Memoria e ricostruzione - Testimonianze e progetti”: è il titolo della conferenza organizzata per questa sera a Roma dalla Onlus “Progetto Rwanda”, in collaborazione con il Cipax (Centro interconfessionale per la pace). I proventi della cena - che conclude l'incontro, tutta a base di sapori locali e piatti tradizionali - saranno devoluti interamente alla cooperativa rwandese Sevota delle vedove vittime di violenze nel periodo del genocidio. Patrizia Salierno, Presidente di Progetto Rwanda, spiega al microfono di Silvia Koch perché è importante continuare a ricordare il drammatico genocidio che nel 1994 ha sconvolto la vita del Paese, causando circa un milione di morti, centinaia di migliaia di orfani e di donne stuprate:RealAudioMP3

R. - E’ un’occasione per ripercorrere la vicenda rwandese e, attraverso questa, evidenziare gli aspetti emblematici ed attuali anche in altre realtà della globalizzazione contemporanea. Mi riferisco agli atteggiamenti di violenza, di prevaricazione, di neo-razzismo, di esasperata discriminazione ed intolleranza. Inoltre, gli stereotipi, la necessità continua che abbiamo di semplificare delle realtà diverse dalla nostra. Ancora: la mancanza assoluta di scelte etiche quando ad essere in gioco sono gli interessi nazionali o le logiche di potenza. Tutti sapevano cosa stava succedendo in quei terribili tre mesi del 1994, ma la Comunità internazionale guardava da un’altra parte. E poi l’uso dei mezzi d’informazione: in Rwanda la famigerata “Radio Mille Colline” ebbe un ruolo fondamentale per la riuscita di questo genocidio.

D. - A 17 anni dal genocidio, come descriveresti il Rwanda di oggi?

R. - Bisogna fare i conti con una sete di giustizia, il dovere della memoria e tuttavia l’imperativo della riconciliazione nazionale. Sta di fatto che nonostante il fatto che il Rwanda sia riuscito a ricreare le condizioni economiche per uno sviluppo enorme, c’è ancora una popolazione estremamente povera, le vedove, le donne e i giovani sono ancora fortemente traumatizzati da quegli eventi. C’è però una grande determinazione per uscire da questa drammatica situazione attraverso l’associazionismo, il mutuo soccorso ed anche delle azioni di lobbyng, che stanno ricostruendo questo Paese.

D. - Accennavi alle associazioni sociali, che sono i partners principali di “Progetto Rwanda”. Come agisce la Onlus e com’è possibile sostenervi?

R. - La pace si costruisce soprattutto dando gli strumenti per uscire dalla povertà, povertà intesa anche come esclusione, isolamento, ignoranza e quindi dei diritti da rivendicare - dando così la possibilità alle donne e ai giovani di poter riprendersi la propria vita e la propria dignità. Abbiamo un sito: www.progettorwanda.it, nel quale sono riportati i progetti e com’è possibile contribuirvi. (vv)







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