Indonesia. Attacco anticristiano a Solo: condanna dei leader musulmani
Severa condanna del Governo indonesiano e dei leader religiosi musulmani per l’attacco
ieri contro la chiesa protestante della Bethel Christian Indonesia Church (Gbis) di
Kepunton a Solo a Giava Centrale. Nell’agguato - costato la vita all'attentatore -
sono rimaste ferite 22 persone. Il presidente Yudhoyono - riferisce l’agenzia AsiaNews
- l'ha definito un atto inaccettabile contro lo stesso popolo indonesiano. Din Syamsudin,
capo di Muhamadiyah, la seconda più grande organizzazione islamica del Paese, ha appellato
gli attentatori “un gruppo di criminali senza il minimo senso di umanità”. Yodhoyono
ha già rivelato i primi risultati delle indagini, che porterebbero al gruppo Cirebon,
movimento fondamentalista islamico, già responsabile dell’esplosione avvenuta nell’aprile
scorso nella moschea della Polizia di Cirebon. L’arcivescovo di Semarang, mons. Johannes
Pujasumarta, al momento dell’esplosione si trovava proprio a Solo per motivi pastorali.
Appresa la notizia, si recato sul posto. Ha espresso solidarietà alle vittime, ha
condannato il gesto e il terrorismo che “si fa spregio della vita umana”, incoraggiando
i fedeli locali a “restare saldi nella fede”. L’arcivescovo si è poi recato nella
capitale Giakarta, per una assemblea straordinaria della Conferenza episcopale, in
preparazione alla visita ad limina dei vescovi indonesiani, in procinto di partire
per Roma. Come riferito all’agenzia Fides, i vescovi, all’indomani del terribile attentato,
hanno voluto convocare un vertice di emergenza: un comunicato congiunto, firmato dalla
“Comunione delle Chiese indonesiane”, dalla Conferenza episcopale indonesiana e dal
Movimento giovanile islamico “Anshor”, esprime forte preoccupazione per l’accaduto
e lancia un appello ai fedeli perché non rispondano alle provocazioni e alla violenza,
dato che “il linguaggio della violenza non risolve alcun problema”. I leader religiosi
chiedono alle forze dell’ordine di agire con professionalità, ribadendo il sostegno
all’ideologia del “Pancasila”, i “cinque principi” che sono alla base del pluralismo
della nazione indonesiana. Intanto il Segretario della Commissione per il Dialogo
interreligioso della Conferenza episcopale, padre Benny Susetyo, ha annunciato l’organizzazione
di un momento di preghiera interreligiosa per la pace che si terrà nella città di
Solo, affermando che “le religioni dovrebbero essere una fonte di ispirazione spirituale
per rafforzare l'unità nazionale”. Nusron Wahid, presidente del movimento giovanile
musulmano “Anshor”, ha ribadito che “urge continuare a educare i giovani agli autentici
insegnamenti religiosi”, rifiutando “il terrorismo in nome della religione”. Attacchi
contro le chiese non sono nuovi in Indonesia, il più popoloso Paese islamico del mondo.
Nel 2001 a East Jakarta, due bombe colpirono la chiesa cattolica di Sant’Anna a Duren
Sawit e la Huria Christian Prtoestan Church. Nel 2000 gli estremisti islamici fecero
esplodere ordigni in una ventina di chiese in tutto il Paese, durante le celebrazioni
natalizie. (R.G.)