Il cardinale Scola ai fedeli, nel giorno del suo ingresso nell'arcidiocesi di Milano:
ho bisogno di tutti voi
Trentamila persone, ottomila in cattedrale, le altre sul sagrato, si sono raccolte
ieri pomeriggio in piazza Duomo a Milano per dare il benvenuto in diocesi al nuovo
arcivescovo, il cardinale Angelo Scola. Il porporato ha chiesto ai fedeli di sostenerlo
in questa sua nuova missione dopo gli anni passati a Venezia come Patriarca. Il servizio
da Milano di Fabio Brenna:
Ingresso
ufficiale cominciato da Malgrate, presso Lecco, dove il cardinale è nato 70 anni fa.
Primo contatto con la città e poi la Basilica di S. Eustorgio, luogo della prima evangelizzazione
di Milano, dove – pregando con 250 catecumeni adulti che si preparano al Battesimo
– il neo arcivescovo di Milano ha ricevuto una piccola urna con la terra dei martiri.
L’incontro con le autorità civili, l’impegno a dialogare nel rispetto delle proprie
competenze, e poi via verso il Duomo, dove l’attendeva il cardinale Dionigi
Tettamanzi per passargli il pastorale che fu di San Carlo:
“Vedrai
come sarà pesante! Così mi disse il cardinale Martini, e diceva la verità”.
Con
i due presuli, hanno poi concelebrato i cardinali Antonelli, Levada e Ravasi, 40 vescovi
e 200 sacerdoti. Nell’omelia, il cardinale Angelo Scola ha invitato
gli uomini di oggi, anche “sopraffatti dal mestiere di vivere”, citando Pavese, ad
ancorare la propria vita sulla figura di Cristo, perché con lui la vita fiorisce.
Ne discende per il cristiano un impegno forte per la vita:
“Anzitutto,
una tensione indomita a fare il bene e ad evitare il male. In secondo luogo, la pratica
del culto cristiano. In terzo luogo, la decisa assunzione degli obblighi sociali di
ciascuno attraverso – aggiungo io – l’esercizio
delle virtù cardinali, di prudenza, di giustizia, di fortezza, di temperanza, tanto
necessarie per la vita associata in ogni Paese e particolarmente nel nostro”.
L’arcivescovo
ha poi chiesto aiuto a tutti per lo svolgimento del suo ministero che, ha ricordato,
è anzitutto un servizio che richiede anche obbedienza:
“Carissimi, ho
bisogno di voi. Non lo dico in maniera formale. Ho bisogno di tutti voi per poter
svolgere, nella gioia e non nel lamento, questo gravoso compito di cui, ne sono ben
consapevole, dovrò rendere conto”.
Tanti i ringraziamenti e i ricordi,
principalmente per mons. Luigi Giussani, definito “vero genio dell’educazione cristiana”,
insieme con Hans Urs von Balthasar e il Beato Giovanni Paolo II.Al
termine, sul sagrato, il saluto a Milano che è un rinnovato invito a lavorare insieme:
“Il
cammino di questa Chiesa, che vuole essere una Chiesa capace di abbattere tutti i
bastioni per incontrare ogni uomo alla radice del suo bisogno”.