G20: piano anticrisi da 3000 miliardi a banche europee esposte su Atene
Un maxi-piano da tremila miliardi per salvare l'Euro è la carta che il G20 potrebbe
giocare per arginare la crisi dei debiti sovrani in Europa. Un piano complesso, con
diversi step; il primo prevede una sostanziale iniezione di capitali in almeno 16
banche europee, quelle che detengono miliardi di Euro di titoli di Stato ellenici.
Solo così gli Istituti di credito maggiormente indebitati potrebbero salvarsi, anche
in caso di default di Atene. Salvatore Sabatino ha chiesto una valutazione
sul piano a Carlo Secchi, docente di Politica Economica Europea presso l’Università
Bocconi di Milano:
R. - Credo
che sia stato un annuncio positivo, opportuno; serve anche a rimuovere quella sorta
di cupo clima psicologico, che stava portando il sistema bancario – europeo in particolare
– verso una sorta di paralisi.
D. - Il fatto che le sollecitazioni maggiori
ad intervenire siano giunte dagli Stati Uniti significa che gli europei non si sono
resi conto dell’emergenza o sono troppo impegnati nelle questioni politiche dei singoli
Stati …
R. - La sollecitazione è giunta dagli Stati Uniti in quanto
era in corso la riunione del G20 e del Fondo monetario internazionale proprio a Washington.
D’altro canto, è normale che tutti gli interlocutori, principali partner dell’Eurozona,
siano preoccupati di quello che potrebbe succedere dalle nostre parti, come in Europa
si è preoccupati della situazione americana e di altri Paesi.
D. - Intanto,
la Grecia scivola lentamente verso il default, senza però rischio domino sulle altre
economie: questo prevede il piano. Quale sarà il futuro, secondo lei, del Paese ellenico?
R.
- Il piano serve anche da paracadute da attivare nel momento in cui dovesse effettivamente
verificarsi il default greco. Tuttavia, le affermazioni dei principali politici europei
- e tra questi sicuramente la signora Merkel - vanno nella direzione per cui bisogna
fare tutto il possibile per evitare questo default. E il default possibile dipende
sostanzialmente da due insiemi di cause: da un lato, lo stato oggettivo dei conti
pubblici greci, ma dall’altro anche il clima psicologico che circonda il Paese, cioè
dal clima di fiducia o di sfiducia.
D. - Si è sentito parlare molto
in questi giorni dei rischi concreti della caduta dell’Euro, che sarebbe una catastrofe
mondiale addirittura, che colpirebbe l’economia di tutto il mondo. E’ davvero così
grave la situazione, o potrebbe esserlo?
R. - Senza dubbio. Perché l’Euro
è la seconda più importante moneta al mondo, non c’è dubbio che ci sarebbero degli
sconquassi notevolissimi, basti pensare a tutti i titoli obbligazionari, a tutti i
bond pubblici detenuti in Euro: che cosa succederà di questi, come verrebbero ridenominati,
prospettive di azioni legali senza fine, eccetera. Però, l’eventuale crollo dell’Euro,
nel quale io non credo, rispetto al quale continuo a mantenere una visione moderatamente
ottimista, sarebbe una sciagura, perché creerebbe più danni proprio a coloro che si
stanno mettendo un po’ di traverso, ovvero stanno rallentando la definizione delle
misure concordate a livello di Ecofin e a livello di governi della zona Euro. Mi riferisco
in particolare ai tedeschi: da un lato i tedeschi sono riluttanti a sostenere quelli
che ritengono essere Paesi meno virtuosi; dall’altro, però, l’economia tedesca è quella
che ha tratto maggiori vantaggi dalla stabilità dei cambi implicita nell’Euro. Infatti,
i cambi sono stati eliminati. (ma)