Oltre 100 mila fedeli alla Santa Messa a Friburgo. Il Papa: di fronte a Dio “non contano
le parole, ma l’agire"
Di fronte a Dio “non contano le parole, ma l’agire, le azioni di conversione e di
fede”. Così Benedetto XVI commentando la parabola dei due figli invitati dal padre
a lavorare nella vigna nel Vangelo di Matteo. Di fronte ad una folla di quasi centomila
fedeli, con i vescovi provenienti da tutte le diocesi tedesche, il Papa ha presieduto
sul campo di volo dell’aeroporto di Friburgo la Santa Messa e la recita dell’Angelus
nell’ultimo giorno di questo 21.mo viaggio apostolico. Stasera alle 19.15 Benedetto
XVI lascerà, infatti, la Germania alla volta di Roma, per fare poi rientro a Castel
Gandolfo. Il servizio del nostro inviato a Friburgo, Stefano Leszczynski:
Una giornata
di sole quasi primaverile ha salutato l’ultimo grande evento celebrato da Benedetto
XVI sulla spianata dell’aeroporto cittadino di Friburgo, nella splendida cornice della
Foresta Nera. Fin dalle prime ore del mattino, decine di migliaia di persone sono
confluite ordinatamente nel luogo convenuto per la celebrazione della Santa Messa
e la recita dell’Angelus. Di fronte a quasi centomila fedeli, il Papa ha ricevuto
il saluto dell’arcivescovo di Friburgo, mons. Robert Zollitsch, che ha evocato il
motto del viaggio “Dove c’è Dio, là c’è futuro” ed ha ringraziato il Pontefice per
l’incoraggiamento ricevuto dai cattolici tedeschi nel “rafforzare la propria fede”
e “restare saldi nella speranza”. In un’atmosfera di sereno raccoglimento mons. Zollitsch
ha invitato tutti i convenuti a prepararsi a celebrare la presenza dell’amore di Dio
nella Santa Eucarestia, affinché la forza che da essa deriva “ci aiuti a costruire
una cultura ed una civiltà dell’amore in Germania ed in Europa”.
Prima
dell’inizio della Santa Messa, cui hanno assistito anche alcuni esponenti delle Chiese
ortodosse ed orientali, Benedetto XVI ha fatto un lungo giro tra la folla, raccogliendo
il tributo calorosissimo dei cattolici del Sud della Germania che erano oggi la maggior
parte, anche se non sono mancati gruppi giunti da diverse regioni del Paese.
Il
Papa ha incentrato l’Omelia sulla possibilità di dare una prospettiva cristiana alla
realtà dei nostri tempi ed ha indicato il Vangelo come un fondamento per orientare
la vita dei cristiani di oggi. “Di fronte a tutte le cose terribili che avvengono
oggi nel mondo” ha – detto il Papa – ci sono teologi che “dicono che Dio non può essere
Onnipotente”. La Chiesa, tuttavia, si deve opporre con vigore a questa affermazione:
“Wir
sind froh und dankbar, daß er allmächtig ist.... Noi siamo lieti
e riconoscenti che Egli sia onnipotente. Ma dobbiamo, al contempo, renderci conto
che Egli esercita il suo potere in maniera diversa da come gli uomini sono soliti
fare. Egli stesso ha posto un limite al suo potere, riconoscendo la libertà delle
sue creature”.
Dio desidera, dunque, la salvezza del suo popolo,
ma senza costrizioni:
“Damit die Macht seines Erbarmens
unsere Herzen anrühren kann, … Affinché il potere della sua misericordia
possa toccare i nostri cuori occorre la disponibilità di abbandonare il male, di alzarsi
dall’indifferenza e dare spazio alla sua Parola”.
Tornando poi alla
lettura del Vangelo e alla parabola dei due fratelli invitati dal padre a lavorare
nella vigna, Benedetto XVI ha invitato i cattolici tedeschi ad intraprendere un impegno
sempre più concreto nell’esercizio della propria fede: “Non contano le parole, ma
l’agire, le conversioni di fede”:
“In die Sprache der
Gegenwart übersetzt könnte das Wort etwa so lauten: … Tradotta nel
linguaggio del nostro tempo, l’affermazione potrebbe suonare più o meno così: agnostici,
che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa
dei nostri peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al Regno di
Dio di quanto lo siano i fedeli ‘di routine’, che nella Chiesa vedono ormai soltanto
l’apparato, senza che il loro cuore sia toccato dalla fede”.
E proprio
su questa riflessione Benedetto XVI coglie l’occasione per lodare la ricchezza delle
istituzioni pastorali, sociali e caritative della Chiesa in Germania, nelle quali,
dice, “l’amore per il prossimo viene esercitato in una forma anche socialmente efficace
e fino ai confini della terra”, ma rischia di essere un impegno incompleto se si dimentica
lo spirito dell’insegnamento di Gesù:
“Das offene Herz,
das sich von der LIebe Christi … Il cuore aperto, che si lascia toccare
dall’amore di Cristo, e così dà al prossimo, che ha bisogno di noi, più che un servizio
tecnico: l’amore, in cui all’altro si rende visibile il Dio che ama, Cristo”.
Il
rinnovamento della Chiesa, in ultima analisi, prosegue Benedetto XVI, può realizzarsi
solo attraverso la disponibilità alla conversione ed attraverso una fede rinnovata:
“Die
Kirche in Deutschland wird für die weltweite katholische … La Chiesa
in Germania continuerà ad essere una benedizione per la comunità cattolica mondiale,
se rimane fedelmente unita con i Successori di san Pietro e degli Apostoli, se cura
in molteplici modi la collaborazione con i Paesi di missione e si lascia anche ‘contagiare’
in questo dalla gioia nella fede delle giovani Chiese”.
Unità ed
universalità della Chiesa, dunque, sono le caratteristiche che la chiesa tedesca deve
avere come obiettivo per continuare “ad essere una benedizione per la comunità cattolica
mondiale”. Il sì incondizionato a Dio da parte di ciascun cattolico – ribadisce il
Papa nella riflessione dell’Angelus a conclusione della Santa Messa - resta il pilastro
su cui costruire la propria fede:
“Wenn wir nun den
Engelsgruß beten, dürfen wir uns mit dem Jawort … Allora, anche
nella nostra vita l'amore diDio diventerà quasi carne,
prenderà sempre più forma.Non dobbiamo averepaura in mezzo a tutte lenostre preoccupazioni.Dio è buono”.