Usa: Lettera dei vescovi al presidente Barack Obama in difesa del matrimonio
Mentre non si fermano negli Stati Uniti le pressioni per legalizzare a livello federale
le unioni tra persone dello stesso sesso, la Conferenza episcopale prende fermamente
posizione, ancora una volta, in difesa del «Defense of Marriage Act» (Doma), la legge
a tutela del matrimonio naturale, unione tra un uomo e una donna, promulgata nel 1996.
La decisione del Dipartimento di Giustizia di Washington, dello scorso febbraio, di
non difendere più la costituzionalità del Doma ha di fatto fornito un forte sostegno
alle tesi di tutte quelle organizzazioni che nel Paese promuovono politiche di apertura
nei confronti dei diritti delle coppie omosessuali. Pur ribadendo la loro opposizione
a «ogni forma di discriminazione ingiusta» - riferisce L'Osservatore Romano - i vescovi
sono tornati, tuttavia, a esprimere il loro pensiero sul tema in questione considerato
prioritario anche per le sue implicazioni legali, tramite una lettera, a firma del
presidente della United States Conference of Catholic Bishops (Usccb), l’arcivescovo
di New York, Timothy Michael Dolan. Il presule, rivolgendosi direttamente al presidente
Barack Obama, sottolinea che l’episcopato «è pronto a dare sostegno a ogni intervento
adottato dall’amministrazione volto a rafforzare il matrimonio e la famiglia, ma che
non può restare in silenzio quando si susseguono interventi a livello federale che
danneggiano l’istituto matrimoniale, le leggi che lo difendono e la libertà religiosa».
Il riferimento è al parere espresso, a luglio, da parte del Dipartimento di Giustizia
di Washington, che definisce il Doma come una legge discriminatoria basata sull’orientamento
sessuale delle persone, contro la quale si concentreranno ora innumerevoli cause legali.
In pratica, si osserva, i vari organismi e le organizzazioni cattoliche che operano
nell’ambito dei servizi sociali e dove si applicano diritti relativi, ad esempio,
all’istruzione e alle adozioni, potrebbero essere oggetto di cause legali basate su
una presunta discriminazione delle coppie omosessuali. Le conseguenze che ne potranno
derivare, è spiegato, costituiranno un danno per tutta la società, in quanto per timore
delle cause legali, molte organizzazioni si vedranno costrette a interrompere l’erogazione
dei servizi per conservare la propria integrità istituzionale e rinunciare a ogni
compromesso in base ai principi morali. Secondo i vescovi è «particolarmente ingiusto,
in base a quanto sostiene il Dipartimento di Giustizia, attribuire a coloro che sostengono
il Doma motivazioni basate sul pregiudizio ed è particolarmente sbagliato equiparare
l’opposizione a ridefinire la tradizionale definizione di matrimonio a qualsivoglia
intenzione o volontà caratterizzate da discriminazione». A tale riguardo, si ribadisce
che la Chiesa «riconosce la dignità personale e l’eguale valore di tutti gli individui,
comprese le persone omosessuali e rifiuta ogni forma di odio e di trattamento ingiusto
nei confronti di qualsiasi persona». I vescovi puntualizzano che «il profondo rispetto
per il matrimonio come unione complementare e feconda di un uomo e una donna non nega
comunque la preoccupazione per il benessere di tutte le persone, ma anzi la rafforza».
E concludono che «mentre tutte le persone meritano il nostro pieno rispetto, tuttavia
nessun’altra unione è in grado di provvedere al bene comune come lo è, invece, il
matrimonio tra un uomo e una donna: realtà questa che la legge dovrebbe riflettere».
L’auspicio finale è che il Governo rispetti pertanto la volontà dei cittadini «milioni
dei quali sono andati alle urne per votare nei loro Stati il sostegno al Doma» i quali
riconoscono il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna e che «la porta del
dialogo con le istituzioni rimanga aperta». L’ultimo Stato ad avere approvato le unioni
omosessuali è quello di New York. In precedenza erano stati: Massachusetts, Vermont,
New Hampshire, Iowa, Connecticut, cui si è aggiunto il District of Columbia. Nel 2009,
in coincidenza con l’avvio del mandato del presidente Obama, i vescovi degli Stati
Uniti avevano indicato proprio la tutela dell’istituto matrimoniale come una tra le
priorità per il futuro, considerata come fondamentale per la società. Ma la pressione
delle organizzazioni per i diritti degli omosessuali si è via via fatta più incisiva
nel cercare di orientare l’opinione pubblica su posizioni di maggiore apertura. Nei
mesi scorsi anche leader di varie comunità cristiane e sikh negli Stati Uniti hanno
sottoscritto una dichiarazione in difesa del matrimonio. (R.P.)