Senegal: conclusa la 35.ma Assemblea generale dell’Unione del clero locale
“La sfida della giustizia e della pace in Senegal: quali implicazioni per il clero?”.
Su questo tema ha riflettuto la 35.ma assemblea generale dell’Unione del clero del
Senegal (Ucs), che ieri ha chiuso i battenti a Ziguinchor, nel sud del Paese africano.
Circa 200 i religiosi presenti, provenienti da sette diocesi del Senegal, dal Gambia
e dalla Guinea-Bissau. In una nota diffusa al termine dei lavori, l’Ucs ha innanzitutto
lanciato un appello a tutti i senegalesi, affinché “mantengano e promuovano la convivenza
pacifica tra le religioni”. Ogni forma di violenza di ordine religioso è stata rigettata
e tutti i cittadini sono stati invitati a “tornare ai valori fondatori dell’identità
nazionale”. L’Ucs ha, poi, puntato il dito contro le espropriazioni terriere abusive,
spesso perpetrate da promotori stranieri, e contro i problemi di elettricità ed acqua
che affliggono l’intero Paese. Difficoltà che, ha ribadito l’Unione del clero, hanno
bisogno al più presto di soluzioni e che chiamano in causa le autorità locali. Un’ulteriore
denuncia è stata lanciata dal clero senegalese per quanto riguarda la drammatica situazione
della disoccupazione, della corruzione e della cattiva gestione del conflitto in Casamance,
dove la guerra tra indipendentisti ed esercito regolare va avanti dal 1983. Dal suo
canto, l’Ucs si è impegnata ad assumere un “ruolo educativo”, rifiutando “ogni compromesso”.
Infine, l’Assemblea ha riconfermato alla guida dell’Ucs l’abate Pierre Dione, curato
di Tambacounda, eletto con il 70% delle preferenze. (I.P.)