2011-09-24 14:41:11

La diplomazia al lavoro dopo la richiesta di riconoscimento all'Onu di uno Stato palestinese


Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha presentato ieri ufficialmente all'Onu la richiesta di riconoscimento di uno Stato palestinese, accolta da una standing ovation dell'Assemblea generale del Palazzo di Vetro a New York. “Nessuno Stato senza la pace”, avverte il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, che però apre a una ripresa immediata dei negoziati. Festa in Cisgiordania con la folla scesa in piazza a Ramallah. Intanto, la road map del Quartetto prosegue per arrivare ad un accordo entro il 2012. Il commento di Marcella Emiliani, esperta di Medio Oriente, al microfono di Francesca Smacchia:RealAudioMP3

R. – Dal punto di vista simbolico, è certamente una giornata importante per i palestinesi. Non lo è dal punto di vista politico perché, come ormai abbondantemente si sa, il fatto che venga fatta questa richiesta non è sufficiente. Se anche l’Assemblea generale approva l’ammissione della Palestina come Stato membro, qualora questa richiesta non venga approvata dal Consiglio di sicurezza, i palestinesi rimangono osservatori come sono rimasti dai tempi dell’Olp a oggi.

D. – Il punto, in questo momento, è capire se debba venire prima lo Stato palestinese oppure prima il negoziato…

R. - Naturalmente, ognuno illustra il suo punto di vista. Sta di fatto che abbiamo uno Stato, Israele, forte, e dall’altra parte abbiamo un popolo debole. Quello tra israeliani e palestinesi è sempre stato un negoziato asimmetrico: non hanno lo stesso tipo di peso, né dal punto di vista formale - uno è uno Stato, l’altro no - e neanche da un punto di vista internazionale. Il punto è questo: perché il governo Netanyahu fino ad oggi non ha acconsentito neanche a una delle condizioni che i palestinesi ponevano per poter proseguire i negoziati? Questa unica condizione posta da Abu Mazen, finora, è stata quella di sospendere il processo di colonizzazione ebraica della Cisgiordania, non per una questione di principio: a ogni colonia in più che viene creata si sottrae terra ai palestinesi nell’ipotesi, sempre virtuale, che questa terra vada restituita ai palestinesi.

D. – C’è poi il punto di vista di Hamas che ha definito senza sostanza il discorso ieri del presidente palestinese Abu Mazen…

R. – Hamas, in questo momento, sta in una posizione molto scomoda. Naturalmente, non può augurarsi che la mossa di Abu Mazen fallisca. Uno Stato palestinese serve, ci vuole: sono anni che i palestinesi combattono per questo. Però, al tempo stesso, Hamas sa che se per puro caso il Consiglio di sicurezza desse il proprio consenso alla creazione di uno Stato palestinese, all’incasso di questo successo ci passerebbe al Fatah, non Hamas stessa. In previsione di questo discorso all’Onu e di questa domanda all’Onu presentata da Abu Mazen, Hamas si è riconciliata con al Fatah, ma il fatto stesso che, poi, nel momento in cui Abu Mazen fa il suo discorso all’Onu, e Hamas fa un commento del genere, vuol dire che ci sono ancora punti non molto chiari nel rapporto tra Hamas e Fatah.(bf)







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