Kazakhstan: approvate a tempo di record le leggi sulla libertà religiosa
Con una rapidità che non ha precedenti, la Camera bassa del parlamento kazako (Majilis)
ha approvato mercoledì scorso le proposte di legge sul controllo delle attività religiose
nel Paese. Presentate lo scorso 5 settembre, le nuove leggi sono passate con 98 voti
su 107, senza alcuna modifica sostanziale, nonostante le critiche delle comunità religiose.
Nei prossimi giorni - riferisce l'agenzia AsiaNews - verranno esaminati dal Comitato
per la cultura la società e lo sviluppo del senato. Secondo fonti interne al parlamento
la votazione ufficiale inizierà entro due settimane. Se approvata la legge entrerà
in vigore nel 2012. Le proposte di legge approvate dal parlamento prevedono la registrazione
obbligatoria di tutti i gruppi religiosi. I gruppi non registrati o privi dei requisiti
richiesti dalle autorità sono considerati illegali. Le religioni considerate idonee
possono praticare il culto, ma il loro materiale, come ad esempio libri e testi delle
prediche, sono sottoposte a censura. Per costruire o aprire nuovi luoghi di culto
è necessaria l’approvazione del governo centrale e locale. Le leggi vietano anche
qualsiasi forma di espressione religiosa nei luoghi pubblici e proibiscono alle donne
musulmane di indossare il velo. L’organizzazione F18 sottolinea che prima di procedere
alla votazione il Majilis ha sentito solo il parere della comunità islamica e cristiana
ortodossa, che hanno lo status di religioni tradizionali, e ha tenuto fuori dal dibattito
cattolici, protestanti, testimoni di Geova e altre denominazioni islamiche. Il parlamento
non ha nemmeno consultato l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa
(Ocse), che già aveva molto criticato la legge del 2009 poi dichiarata incostituzionale.
A tutt’oggi la costituzione kazaka dichiara che nel Paese sono ammesse tutte le religioni
in condizione di uguaglianza. Ma dal 1991 tutti gli emendamenti in materia sono stati
restrittivi dei diritti di gruppi e singoli, in nome di esigenze di “sicurezza nazionale”
e di “antiterrorismo islamico”, che non è chiaro come possano riguardare piccole chiese
protestanti e cattolici. Di fatto sono vietate e punite con sanzioni tutte le attività
religiose “non autorizzate”, anche riunioni di preghiera. (R.P.)