Il Papa nello storico discorso al Bundestag: la politica, fondata sul diritto naturale,
sia un impegno per la giustizia
“La politica deve essere un impegno per la giustizia”: è quanto sottolineato, ieri,
da Benedetto XVI nel suo storico discorso al Parlamento federale tedesco. In un appassionato
intervento, più volte interrotto dagli applausi, il Papa ha sviluppato un’articolata
riflessione sull’idea del diritto naturale e sui compiti fondamentali della politica.
Nel suo indirizzo d’omaggio, il presidente del Bundestag, Norbert Lammert, ha sottolineato
l’importanza dell’evento, richiamando la necessità di un fruttuoso dialogo tra fede
e ragione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Per la prima
volta un Pontefice parla al Bundestag. Ed è un Papa figlio della Germania. Basterebbe
questo dato di cronaca per comprendere la straordinarietà dell’evento avvenuto ieri
pomeriggio al palazzo del Reichstag di Berlino. Un momento memorabile, come lo stesso
presidente del Bundestag, Norbert Lammert, sottolinea nel suo saluto. Il clima è particolarmente
cordiale, le defezioni sugli scranni sono poche, certamente meno di quelle annunciate
alla vigilia del discorso.
“Und selten hat eine Rede…” Il
presidente Lammert osserva che raramente un discorso nell’aula parlamentare tedesca
aveva “suscitato tanta attenzione” e “interesse” prima ancora di essere pronunciato.
E richiama il tema tanto caro a Joseph Ratzinger del dialogo tra fede e ragione. “Gioia
e onore”, sono i sentimenti che il Papa tedesco esprime all’inizio del suo discorso.
Una riflessione che muove dalla preghiera che il giovane re Salomone rivolge a Dio
in occasione della sua intronizzazione: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perché
sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male”. Con
questo racconto, spiega il Papa, la Bibbia ci mostra cosa è davvero importante per
un politico, quale sia “il suo criterio ultimo e la motivazione per il suo lavoro”:
la politica “deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di
fondo per la pace”. E con il “De Civitate Dei” di Sant’Agostino rammenta che uno Stato
senza diritto non si distingue da una banda di briganti:
“Wir Deutsche
wissen es aus eigener…” “Noi tedeschi – riconosce – sappiamo per nostra
esperienza che queste parole non sono un vuoto spauracchio”. Noi, soggiunge, riferendosi
agli anni bui del nazismo, “abbiamo sperimentato il separarsi del potere dal diritto,
il porsi del potere contro il diritto”. Lo Stato, avverte, era “diventato lo strumento
per la distruzione del diritto” e minacciava di spingere il mondo intero “sull’orlo
del precipizio”. Ritorna allora la richiesta salomonica, la capacità di distinzione
tra “il bene e il male, tra il vero diritto e il diritto solo apparente”. Il Papa
constata che si fa appello giuridicamente al principio di maggioranza. Ma questo,
è il suo monito, è evidente che nelle “questioni fondamentali del diritto” quando
è in gioco “la dignità dell’uomo” non basta:
“Von dieser Űberzeugung
her haben…” “In base a questa convinzione – sottolinea
– i combattenti della resistenza hanno agito contro il regime nazista e contro altri
regimi totalitari, rendendo così un servizio al diritto e all’intera umanità”. Per
queste persone, spiega, “era evidente in modo incontestabile che il diritto vigente,
in realtà era ingiustizia”:
“Wie erkennt man, was recht ist?...” “Come
si riconosce ciò che è giusto”, si chiede ancora il Papa. E osserva che contrariamente
ad altre grandi religioni, “il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla
società un diritto rivelato, un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione”.
Ha invece “rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto”, ha
rimandato “all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva”. E proprio da questo contatto,
ribadisce, “è nata la cultura giuridica occidentale”. Ecco allora che è stato decisivo,
annota il Pontefice, che i teologi cristiani “si siano messi dalla parte della filosofia,
riconoscendo come fonte giuridica valida per tutti la ragione e la natura nella loro
correlazione”. Ma, riconosce con rammarico, “nell’ultimo mezzo secolo è avvenuto un
drammatico cambiamento” e oggi l’idea del diritto naturale è considerata “una dottrina
cattolica” su cui “non varrebbe la pena di discutere al di fuori dell’ambito cattolico,
così che quasi ci si vergogna di menzionarne anche soltanto il termine”. Il Papa critica
il “dominio esclusivo della ragione positivista” che da molti “è considerata come
l’unica visione scientifica”:
“Wo die positivistiche Vernunft…” “Dove
la ragione positivista si ritiene come la sola cultura sufficiente”, avverte il Papa,
“essa riduce l’uomo, anzi minaccia la sua umanità”. La ragione positivista “non è
in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale”. Si presenta, afferma
con un’efficace immagine, come degli edifici “di cemento armato senza finestre, in
cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose
dal mondo visto da Dio”. Bisogna allora “tornare a spalancare le finestre”, è la sua
esortazione, “dobbiamo vedere di nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra”.
Ma come ciò si può realizzare? Il Papa fa riferimento alla nascita nella politica
tedesca del movimento ecologico, “un grido che anela all’aria fresca” :
“Jungen
Menschen war…” “Persone giovani – ricorda – si erano rese conto che
nei nostri rapporti con la natura c’è qualcosa che non va; che la materia non è soltanto
un materiale per il nostro fare”, ma “porta in sé la propria dignità”. E’ chiaro,
afferma scherzosamente il Papa suscitando il sorriso dei deputati, che “qui non faccio
propaganda per un determinato partito politico, nulla mi è più estraneo di questo”.
Ma ci tiene a ritornare sull’importanza dell’ecologia e in particolare dell’ecologia
dell’uomo che possiede una natura che va rispettata e non può essere manipolata a
piacere:
“Der Mensch macht sich nicht…” “L’uomo – afferma
in uno dei passaggi più applauditi – non è soltanto una libertà che si crea da sé.
L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura e la sua volontà
è giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per
quello che è, e che non si è creato da sé”. Il Papa conclude il suo discorso sul patrimonio
culturale dell’Europa, rammentando che “sulla base della convinzione circa l’esistenza
di un Dio creatore sono state sviluppate” l’idea dei diritti umani e dell’eguaglianza:
“Die
Kultur Europas ist aus der…” “La cultura dell’Europa è nata dall’incontro
tra Gerusalemme, Atene e Roma, dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione
filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma”. Questo “triplice incontro”,
ribadisce Benedetto XVI, “forma l’intima identità dell’Europa”. Al termine del discorso,
il Papa è stato lungamente applaudito dai parlamentari che si sono unanimemente alzati
in piedi in omaggio a questa storica visita.