2011-09-23 14:14:40

Filippine: a Mindanao allarme terrorismo e fermenti dell’islam integralista


Gruppi criminali terroristi in cerca di visibilità; incertezza sulle prospettive politiche future; infiltrazioni dell’islam integralista dall’estero; stallo nel processo di pace e nelle elezioni per la Regione Autonoma Musulmana: sono queste le principali ragioni dietro l’allarme terrorismo - anche per luoghi e leader cristiani - e della fase di forte instabilità che si registra a Mindanao, grande isola nel sud delle Filippine, interessata da un trentennale conflitto fra gruppi musulmani ribelli e il governo di Manila. Lo spiega in un colloquio con l’agenzia Fides padre Sebastiano D’Ambra, del Pime, missionario di lungo corso nelle Filippine e fortemente impegnato in un’opera di dialogo cristiano-islamico nel sud delle Filippine. “La minaccia è reale e il governo sta offrendo protezione e scorte ai leader e ai luoghi cristiani”, racconta il missionario. “Vi sono diversi elementi che contribuiscono a questa condizione di instabilità. Da un lato vi sono gruppi criminali, come ‘Abu Sayyaf’, in cerca di visibilità e che vogliono ribadire la loro presenza. L’attuale fase di stallo nel processo di pace e il rinvio delle elezioni nella Regione Autonoma Musulmana di Mindanao ha ingenerato malcontento”. Intanto, prosegue il missionario, “le componenti della società civile e dei gruppi tribali (i lumad) restano escluse e rivendicano i loro diritti. Sono favorevole a un approccio maggiormente inclusivo nelle trattative di pace, dato che attualmente il governo sta trattando solo con il Moro Islamic Liberation Front”. Sulle ragioni per colpire obiettivi cristiani, padre D’Ambra spiega che “essi garantiscono pubblicità”. Inoltre non va dimenticata “la diffusione di una visione integralista e restrittiva dell’islam, alimentata da Stati esteri attraverso fondi, programmi culturali, predicatori e moschee, che hanno un approccio non certo favorevole al dialogo con i cristiani”. In tuttaltro senso va l’opera di padre D’Ambra, impegnato con il suo movimento per il dialogo “Silsilah”, che “accoglie le aspirazioni di gran parte dalla popolazione di Mindanao, stanca di un conflitto che dura da decenni”. “Il lavoro di dialogo, per costruire una cultura di pace - ha detto - procede soprattutto con i leader religiosi e con i giovani musulmani e cristiani di scuole e università, che sono il futuro del Paese”. (R.P.)







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