Italia. Mons. Pelvi alla Guardia di Finanza: “Sobrietà per far fronte alla crisi”
“Sobrietà”, è la parola d’ordine per affrontare la crisi indicata dall’arcivescovo
Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l'Italia, nella Messa che ha presieduto ieri
a Roma in occasione della festa di San Matteo, patrono della Guardia di Finanza. Nell'omelia
della celebrazione - ripresa dall'agenzia Zenit - svoltasi presso il Comando Generale
della Guardia di Finanza, il presule ha ricordato la prontezza con cui Matteo rispose
all'invito di Gesù a seguirlo.“'Egli si alzò e lo seguì'. “La stringatezza della frase
mostra chiaramente la prontezza di Matteo nel rispondere alla chiamata – ha indicato
–. Ciò significava per lui l’abbandono di ogni cosa. Evidentemente Matteo capì che
la familiarità con Gesù non gli consentiva di perseverare in attività disapprovate
da Dio”. Anche oggi, ha proseguito l'Ordinario militare, “non è ammissibile l’attaccamento
a cose incompatibili con la sequela di Gesù, come è il caso delle ricchezze disoneste”.
Mons. Pelvi ha quindi fatto riferimento al “difficile e non scontato momento storico”
in cui “giorno dopo giorno occorre costruire l’edificio della sicurezza economica
e della stabilità finanziaria”, “sembra che la responsabilità comune abbia lasciato
spazio alla speculazione, al guadagno facile, all’arricchimento fraudolento, molto
spesso mascherati da un’efficienza di comodo del mercato”, ha riconosciuto. Desiderare
di vivere meglio “non è male”, ha poi sottolineato l'arcivescovo, “ma è sbagliato
lo stile di vita che si presume esser migliore, quando è orientato all’avere e non
all’essere e vuole avere di più non per essere di più, ma per consumare l’esistenza
in un godimento fine a se stesso”. Per questo il presule ha esortato a “riscoprire
la sobrietà, stile di vita nei confronti dei beni materiali e del loro uso. Ben più
di un semplice accontentarsi di quanto si ha o della capacità di non sprecare, la
sobrietà ha una dimensione interiore, abbraccia un modo di vedere la realtà circostante
che discerne i bisogni autentici, evita gli eccessi, sa dare il giusto peso alle cose
e alle persone”. La sobrietà, ha aggiunto, “è la forza interiore di chi sa distogliere
lo sguardo dal proprio interesse particolare e allargare il cuore e il respiro a una
dimensione più ampia”. In quest'ottica, bisogna elaborare “piani di rilancio dell’economia,
aiutando non solo le banche a spese dei contribuenti, ma anche i piccoli imprenditori,
le famiglie”, e “investire sulla crescita integrale dei più poveri”, “per metterli
in condizione di partecipare al piano di risanamento globale, senza lasciarli ai margini
del benessere. I rischi sarebbero limitati – ha concluso –, perché i poveri danno
a garanzia la loro stessa vita”. (M.G.)