2011-09-21 16:21:51

Medio Oriente: oggi Obama incontra Abu Mazen e Netanyahu


C’è attesa per l’incontro del presidente americano, Barack Obama, con il leader dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, previsto stasera a margine dell’Assemblea generale dell’Onu a New York. Obama dovrebbe incontrare nelle prossime ore anche il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Intanto, l'Arabia Saudita fa sapere di aver donato 200 milioni di dollari alle autorità palestinesi per sostenere le spese necessarie per presentare la richiesta di riconoscimento come Paese membro delle Nazioni Unite prevista per questa settimana. Il servizio di Fabrizio Angeli:RealAudioMP3

Gli Stati Uniti hanno solo due giorni a disposizione per cercare di evitare la mossa di Abu Mazen, che venerdì ha intenzione di presentare all’Onu un appello per il riconoscimento di uno Stato palestinese. La richiesta costringerebbe Obama a porre un veto al Consiglio di sicurezza che preferirebbe evitare, per non peggiorare la propria situazione agli occhi dell’opinione pubblica mediorientale. Tutta la diplomazia occidentale preme ancora per riaprire il tavolo delle trattative di pace tra Israele e palestinesi lontano dal Palazzo di vetro di New York, dove l’Anp sa di avere l’appoggio dell’intero mondo arabo. Obama discuterà oggi con il premier Netanyahu la problematica situazione di Israele, che ha elevato lo stato di allerta nel proprio territorio nazionale e in Cisgiordania per il timore di manifestazioni della popolazione palestinese. E il nodo israeliano è stato già ieri al centro del colloquio tra il presidente americano e il turco Erdogan. “Si stanno facendo sforzi – ha dichiarato Obama – per migliorare le relazioni tra Israele e Turchia dopo il tragico incidente della flottiglia umanitaria a Gaza”.

Quattro donne morte nel Kurdistan turco
All'indomani dell'attentato ad Ankara, costato la vita a tre persone e il ferimento di quindici, un altro attacco è avvenuto in Turchia nella provincia di Siirt, all'estremità sudorientale dell'Anatolia, coincidente con una parte del Kurdistan turco. Il bilancio è di quattro donne morte e di altre due che hanno riportato lesioni gravi.

Ancora morti in Siria
All'indomani della morte di sette civili siriani, altri tre sono stati uccisi dalle forze fedeli al presidente Bashar al Assad nella regione nordoccidentale, a ridosso del confine con la Turchia. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che precisa che da stamani sono ripresi i rastrellamenti delle milizie lealiste alla ricerca dei soldati disertori nella provincia di Jabal az Zawiya.

La condanna di Ban Ki-moon per l’assassinio di Rabbani
Ferma condanna ad un attacco che ha colpito “chi lavora per il ritorno della pace in Afghanistan”. È la reazione del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, all’assassinio dell’ex presidente afghano, Burhanuddin Rabbani, ucciso da due talebani ieri nella sua abitazione di Kabul. Rabbani era al momento presidente dell'Alto Consiglio per la Pace, incaricato del dialogo con gli insorti. Stamani, una folla di afghani ha marciato sotto la casa dell’uomo politico, innalzando gigantografie di Rabbani e indossando fasce nere in segno di lutto. L’attuale capo di Stato afghano, Hamid Karzai, appena appresa la notizia ha lasciato l’Assemblea generale dell’Onu di New York per far rientro in patria. Sui motivi di questo ennesimo assassinio in Afghanistan, Giada Aquilino ha intervistato Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:RealAudioMP3

R. - E’ ancora presto per delineare i motivi di ciò che è successo. Rabbani era un personaggio molto controverso, legato a uno dei periodi peggiori dell’Afghanistan, cioè l’Afghanistan dei mujaheddin. Aveva molti nemici, tanto fra i talebani quanto all’interno di quella "galassia" che sostiene il presidente Karzai. Certo, è un segnale chiaro che dice diverse cose. La prima è che non esistono più luoghi sicuri a Kabul: la città sta scivolando un po’ verso la Baghdad degli anni peggiori, del 2006, del 2007. L’altra cosa che ci dice è che il percorso di pacificazione nel Paese è molto difficile e confuso. C’è tutta una serie di elementi che non la vogliono, sia fra i sostenitori di Karzai, sia fra quell’insieme variopinto che noi etichettiamo come “talebani”, ma che in realtà racchiude al suo interno forze molto diverse.

D. – Dieci anni fa l’uccisione di Shah Massoud, il Leone del Panshir, considerato dagli afghani l’eroe della resistenza antisovietica, in un’azione che ricorda molto quella che ha portato alla morte di Rabbani. Poi, due mesi fa, l’assassinio del fratello di Karzai. Perché questa scia di sangue non si interrompe?

R. – Non si interrompe e, anzi, aumenta perché le condizioni in Afghanistan continuano a peggiorare. Siamo “entrati” nel 2001, dopo gli attentati dell’11 settembre, ormai dieci anni fa, e pensavamo di aver sconfitto i talebani rapidamente, ma non è stato così. Gli Stati Uniti, la Nato, la comunità internazionale hanno compiuto ogni tipo di errore possibile, politico e militare, in quel Paese. Ci siamo distratti per troppi anni e quando, intorno al 2008-2009, abbiamo riconcentrato la nostra attenzione sull’Afghanistan era troppo tardi. Ovviamente, di fronte a questi fallimenti, ci sono due tentazioni. La prima è quella della comunità internazionale che vuole lasciare il Paese il prima possibile; la seconda è che in Afghanistan sono già in atto tutte le mosse e gli accorgimenti dei vari gruppi, movimenti politici e attori locali afghani che pensano all’Afghanistan senza più la presenza internazionale.

Kosovo: sempre alta la tensione sulla frontiera serba
Resta ancora alta la tensione nel nord del Kosovo, dove da venerdì scorso la popolazione di etnia serba ha elevato barricate e blocchi stradali in segno di protesta contro la presa di controllo di due posti di frontiera con la Serbia da parte di poliziotti e doganieri kosovari albanesi. Agenti della Missione europea nel Paese hanno arrestato un giovane serbo accusato di aver sparato contro la casa di un poliziotto di etnia albanese. Secondo un quotidiano di Belgrado, tra i dimostranti starebbero prevalendo le posizioni più radicali e nazionaliste, da sempre ostili al Kosovo. Intanto, per passare il tempo sui due valichi si organizzano letture di poesie, esibizioni folkloristiche e partite di calcio. Nei giorni scorsi, le forze Nato nel Paese avevano avvertito che le barricate sono illegali e non costituiscono una forma pacifica di protesta.

Fmi, taglio delle stime sulla crescita globale. Positivo solo il rialzo entrate fiscali
Mentre il Fondo monetario internazionale (Fmi) taglia ancora le stime sulla crescita dell’economia mondiale per il prossimo anno, in rallentamento per la debolezza dell’Eurozona e degli Stati Uniti, emerge un dato in controtendenza: un maggior afflusso medio di entrate fiscali rispetto al passato, che viene giudicato positivamente dal direttore del Dipartimento Affari fiscali dell’Fmi, Carlo Cottarelli. Francesca Baronio lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – Le notizie positive sono che negli ultimi due anni c’è stato un miglioramento dei conti pubblici dei Paesi avanzati e che questo miglioramento è stato: o in linea con le aspettative per la maggior parte dei Paesi o meglio delle aspettative. Ci sono state delle eccezioni ovviamente - come Grecia, Portogallo e Irlanda - dove le cose sono andate peggio, ma in generale i conti fiscali sono migliorati significativamente e più delle aspettative in molti Paesi.

D. – Nonostante ciò, l’Europa continua ad essere sotto attacco, cosa si può fare per rassicurare i mercati?

R. – Deve fare due cose. Prima di tutto, parlare in maniera più chiara: c’è una certa confusione nelle dichiarazioni che vengono fatte dai diversi rappresentanti dei vari Paesi, anche se credo ci sia la volontà di trovare una soluzione. La seconda cosa, è muoversi rapidamente per attuare le decisioni che sono state annunciate il 21 luglio, che sono decisioni importanti e che fondamentalmente dicono che i Paesi europei sosterranno gli altri Paesi che sono in crisi se un aggiustamento fiscale e strutturale si verificherà in questi Paesi.

D. – Chiedere il rigore fiscale e al tempo stesso invocare la crescita non è come un cane che si morde la coda?

R. – Non credo che sia un cane che si morde la coda. Occorre fare le cose in maniera corretta, non esagerare in una direzione o nell’altra. I Paesi hanno necessità nel medio periodo di avere un aggiustamento fiscale e quindi di avere un piano su come il debito pubblico sarà ridotto o come sarà ripagato nel medio periodo. I Paesi che hanno un piano e che non hanno problemi di finanziamento nel breve termine possono nel breve periodo rallentare l’aggiustamento per evitare di pesare troppo sulla crescita, attraverso un aumento molto rapido delle tasse o un taglio troppo drastico della spesa.

D. – Obama ha appena presentato un piano di riforma fiscale: va nella giusta direzione?

R. – Sì, credo vada nella giusta direzione. E’ un piano importante in termini di aggiustamento complessivo: nei prossimi dieci anni figura un aggiustamento cumulativo di quattro trilioni di dollari. E’ un piano che bilanciato guarda sia alla spesa che alla tassazione. Il problema fondamentale è che questa è una proposta e bisognerà vedere se il Congresso raggiungerà un accordo per rendere operativo questo piano. (ap)

Messico: narcotraffico, trovati 35 corpi in strada
I cadaveri di 35 persone assassinate sono stati trovati in due furgoni parcheggiati sotto un ponte nella città marittima di Veracruz, nel Messico orientale. I morti, molti dei quali con precedenti penali, erano probabilmente membri del cartello della droga Los Zetas, che nell’ultimo anno sta combattendo contro il cartello del Golfo per il controllo della zona. Sono quasi 42 mila le persone rimaste uccise da quando il presidente del Messico, Felipe Calderon, ha lanciato una campagna contro le bande del narcotraffico nel 2006. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Fabrizio Angeli)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 264







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