Giornata mondiale dei malati di Alzheimer: i primi da curare sono i pregiudizi
Nel mondo i malati di Alzheimer e di altre demenze sono circa 36 milioni, di questi
tre quarti non ricevono una diagnosi. Eppure grazie ad interventi tempestivi i governi
potrebbero risparmiare fino a 10 mila dollari per paziente. E’ la denuncia del Rapporto
mondiale Alzheimer 2011 presentato oggi a Milano, in occasione della 18.ma Giornata
mondiale dedicata a una malattia che solo in Italia colpisce un milione di persone.
Tanti ancora i pregiudizi da abbattere, come l’errata convinzione che la demenza faccia
parte del normale invecchiamento e che non ci sia nulla da fare. Ma chi è il malato
di Alzheimer? Al microfono di Paolo Ondarza la presidente della Federazione
Alzheimer Italia, Gabriella Salvini Porro:
R. – Fondamentalmente,
è una persona che perde lentamente le sue capacità. Prima perde la memoria e l’orientamento:
non riconosce i posti e poi non riconosce le persone. Fino a un grado avanzato di
malattia, la persona che si ha davanti è come quella di prima: il dramma è che quella
persona – che è tua mamma, tuo papà, tuo marito o tua moglie – ti sembra uguale, ma
dentro non ricorda più la sua identità.
D. – Mettere a disposizione
fondi per la ricerca e per la terapia è un investimento. Voi ci tenete a spiegarlo
e, pur consapevoli della gravità dell’attuale crisi economica, dite ai governi che
spendere ora, significa risparmiare più avanti, più tardi…
R. – In Italia
si parla di un milione di persone con demenza, di cui circa 600 mila con malattia
di Alzheimer: fra vent’anni saranno due milioni e due milioni vuol dire due milioni
di famiglie che non riescono a lavorare, che producono meno, che acquistano meno…
D.
– Tra i tanti eventi organizzati per questa Giornata dell’Alzheimer, avete lanciato
anche un’iniziativa di sensibilizzazione su Facebook, un canale "giovane" per eccellenza…
R.
– Fra gli utenti di Facebook abbiamo chiesto di cancellare, di spostare, di togliere
la loro fotografia dal loro profilo e lasciare la sagoma bianca di default, che sta
a significare proprio la perdita dell’identità come nel caso della malattia di Alzheimer.
Vogliamo raggiungere e sensibilizzare così soprattutto i giovani. (mg)