Usa: mons. Dolan sollecita una maggiore attenzione al dramma della povertà dilagante
nel Paese
Mentre continua negli Stati Uniti il dibattito tra le forze politiche sulle misure
per rilanciare l’economia, l’arcivescovo di New York Timothy Dolan, nella sua veste
di presidente della Conferenza episcopale (Usccb), ha invitato tutti i vescovi e i
sacerdoti del Paese a richiamare l’attenzione dei fedeli sul tema della povertà e
a fare il possibile per assistere poveri e disoccupati. Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio
statistico nazionale, riferiti al 2010, 46 milioni di cittadini americani, di cui
16 milioni di bambini, vivono in condizioni di povertà. “Queste cifre ci fanno capire
i costi umani e le conseguenze morali di un'economia frantumata incapace di sfruttare
appieno il talento, la forza e il lavoro di tutta la nostra gente”, annota mons. Dolan
in una lettera al Comitato amministrativo della Conferenza episcopale, riunitosi la
settimana scorsa proprio sul tema della crisi. Esse “non rappresentano per noi dei
dati statistici, ma persone che soffrono e che sono ferite nel profondo della loro
dignità umana”. La missiva richiama in particolare l’attenzione sulle categorie più
vulnerabili: “È particolarmente scoraggiante – afferma – che gli afroamericani e i
cittadini statunitensi di origine latinoamericana vivano una condizione di disoccupazione
e povertà a livelli nettamente superiori agli altri. In particolar modo, i lavoratori
immigranti sono esposti allo sfruttamento e a un trattamento scorretto”. Mons. Dolan
osserva come la drammatica realtà della povertà sia in contraddizione con la promessa
americana di “libertà e giustizia per tutti”. Contraddice inoltre “il costante insegnamento”
della Chiesa Cattolica, che “predica il rispetto per la vita e la dignità di tutti,
richiede un'attenzione prioritaria per le persone più disagiate e deboli”, basata
sui patti di solidarietà e sussidiarietà e “promuove la dignità del lavoro e la protezione
dei lavoratori”. “Il miglior modo per uscire dalla povertà consiste nel lavorare a
un salario sufficiente per vivere”, sottolinea ancora l’arcivescovo di New York, ricordando
le parole di Benedetto XVI nella Caritas in veritate. Il presule ammonisce
quindi che “il bene comune non avanza quando così tante persone vivono senza la dignità
di un lavoro e sopportando lo schiacciante fardello della povertà”. Questo fallimento
economico “ha elementi istituzionali e universali fondamentali, che sono stati ignorati
o peggiorati dalle condotte politiche ed economiche che hanno indebolito la sicurezza
e la fiducia in se stessi.” E tuttavia – afferma il presidente della Usccb – non è
il momento per fare recriminazioni, quanto piuttosto “di accettare le proprie responsabilità
personali e istituzionali così da creare lavoro e superare la povertà, secondo le
proprie capacità e opportunità”. Di qui l’invito a tutti – singoli e famiglie, comunità
di fedeli, aziende e lavoratori, governo a ogni livello – a “lavorare insieme e a
trovare modi efficaci per promuovere il bene comune nella vita economica nazionale”.
(L.Z.)