India-Nepal: cresce il numero dei morti per il sisma. Colpita la Chiesa del Sikkim
Si aggrava di ora in ora il bilancio del sisma che ha colpito la zona dell’Himalaya:
il primo bilancio provvisorio parla di 40 morti. Il vescovo di Darjeeling, Steven
Lepcha, ha offerto la sua testimonianza esclusiva all'agenzia AsiaNews sul terremoto,
che non ha risparmiato la sua diocesi. “Sono profondamente addolorato per il terremoto
che ha colpito la zona ieri notte. La Chiesa cattolica soffre per la perdita di vite
umane. Preghiamo per coloro che sono morti, e per le famiglie in lutto, e per gli
amici. Chiediamo che Dio dia loro la benedizione della forza, e della consolazione”,
ha dichiarato. Il presule racconta che nel Sikkim “una parte della scuola di St. Francis,
a Jorethang, è crollata e purtroppo due dei nostri studenti sono imprigionati sotto
le macerie. Imploriamo Dio che salvi le loro vite. La maggior parte delle scuole,
delle chiese, degli ostelli e degli altri edifici presentano grosse crepe, ma Dio
nella sua misericordia ha risparmiato le nostre vite. I nostri ragazzi ospitati negli
ostelli sono stati spostati in luoghi più sicuri”. Mons. Steven Lepcha illustra il
lavoro dei cristiani in queste ore drammatiche: “Tutto il nostro personale religioso,
e il personale medico preparato si è prodigato subito per assicurare un servizio di
emergenza, e la nostra diocesi è impegnata profondamente nel fornire aiuto alle vittime
di questo disastro, senza discriminazione di casta o di credo”. La situazione in India,
Nepal e Tibet è ancora molto grave. Piogge e frane ostacolano la ricerca di superstiti
del terremoto mentre il bilancio delle vittime, provvisorio, è di almeno 45 persone.
Le nubi pesanti hanno impedito per ore agli elicotteri di levarsi per raggiungere
la regione più colpita, lo Stato nord-orientale indiano del Sikkim. Le scosse sono
state sentite fino a 1.000 chilometri di distanza, a New Delhi verso ovest e in Bangladesh,
ad est. (R.P.)