Il Vis inaugura a Luanda una casa famiglia per i bambini poveri dell'Angola
Weekend di festa a Luanda, capitale dell’Angola, per l’inaugurazione della Casa Famiglia
“Domenico Savio”. Il progetto, coordinato dal Vis, Volontariato Internazionale per
lo Sviluppo d'ispirazione salesiana, mira al rafforzamento della Rete di Protezione
Sociale per la prevenzione, il recupero e il reinserimento di bambini e adolescenti
angolani che vivono in condizioni disagiate. Il programma di interventi promosso dal
Vis, in collaborazione con l’Unione Europea e la Cooperazione Italiana, prevede anche
la riabilitazione di sette strutture di accoglienza tra case famiglia, centri diurni
e asili. Camilla Spinelli ha intervistato Fulvia Boniardi, volontaria
Vis e responsabile del progetto a Luanda:
R. – Abbiamo
appena inaugurato una delle case-famiglia che fanno parte di un progetto per il reinserimento
sociale dei ragazzi di strada di Luanda. Il progetto prevede una serie di step che
iniziano con la sensibilizzazione per le strade, dove i ragazzi si incontrano e vivono
normalmente. Poi li invitiamo a venire a conoscere il nostro centro di accoglienza,
dove c’è un progetto di alfabetizzazione e dove si svolgono attività sportive ed artigianali.
Lo step successivo è il passaggio in queste case-famiglia, dove una coppia angolana
accoglie, in media, 10-15 ragazzi.
D. – Quali sono i rischi maggiori
cui sono esposti questi ragazzi?
R. – La strada è una vita senza regole,
loro spesso fanno uso di droghe e sniffano benzina. Di solito vivono in gruppi in
cui, ovviamente, vige la legge del più forte e quindi i più piccoli sono spesso vittime
di violenza da parte dei più grandi. Non sono stanziali ma girano per alcune zone
della città, cercando soprattutto di guadagnarsi il pane quotidiano attraverso dei
lavoretti.
D. – Il vostro obiettivo è anche quello di riabilitare alcune
strutture di accoglienza, come ad esempio gli asili...
R. – Accanto
al lavoro che si fa direttamente per i ragazzi di strada, c’è anche il lavoro di prevenzione
e sensibilizzazione delle famiglie. Stiamo parlando di zone della capitale altamente
vulnerabili a livello sociale. Questa sensibilizzazione prevede anche la riabilitazione
di tre asili, che ospitano dai 100 ai 120 bambini di età compresa tra i tre ed i cinque
anni, i quali vivono in zone dove manca acqua, elettricità, dove la famiglia spesso
non ha una struttura come quella cui facciamo riferimento noi. Il rischio, perciò,
è che questi ragazzini possano poi fuggire da queste famiglie non appena raggiungono
i 9, 10 anni. (vv)