Il grazie di mons. Bertin per la Colletta della Cei in favore del Corno d’Africa
Gratitudine e speranza: sono i sentimenti espressi dal vescovo di Gibuti e amministratore
apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin, all’indomani della Colletta nazionale
nelle parrocchie, promossa dalla Cei in favore delle popolazioni del Corno d’Africa
colpite da una terribile siccità. In questa intervista di Alessandro Gisotti,
mons. Giorgio Bertin auspica che tale importante gesto di solidarietà esorti
la comunità internazionale a raddoppiare gli sforzi per il Corno d’Africa:
R. – Vorrei
che questa iniziativa di solidarietà non termini semplicemente in un gesto umanitario
limitato nel tempo; io vorrei che sia l’occasione per aprire maggiormente la mentalità
delle persone e soprattutto anche le relazioni tra popoli, tra Stati, perché quello
che sta succedendo nel Corno d’Africa è certamente la conseguenza della siccità, della
mancanza di pioggia, ma l’aggravarsi di essa è anche conseguenza di una mancanza di
vera solidarietà tra i popoli.
D. – Lei è anche presidente della Caritas
locale: cosa sta facendo, tra le mille difficoltà della situazione di conflitto sul
terreno, la Caritas per le popolazioni del Corno d’Africa?
R. – Io sono
a servizio di due Paesi a nome della Chiesa, la Somalia e Gibuti, e le due situazioni
sono molto diverse. Mentre a Gibuti, per rispondere ai problemi della siccità, la
nostra azione non trova grossi ostacoli di sicurezza, in Somalia, nel centro sud,
invece il problema più grave è proprio quello dell’insicurezza. Si può anche dire
– caso "strano" - che mentre c’è una forte buona volontà di venire in aiuto a quelle
popolazioni, il problema grave è come raggiungerle, perché la volontà che si esprime
anche attraverso le donazioni poi trova uno sbocco molto difficile. (bf)