2011-09-18 14:24:59

Nei prossimi giorni all'Onu la decisione sulla Palestina


Settimana cruciale, la prossima, per le Nazioni Unite in merito alla richiesta palestinese di ammettere il proprio Stato come Paese membro. Contrari al via libera gli Usa, mentre l’Europa appare divisa. Intanto, nei Territori al Fatha ha invocato la mobilitazione popolare pacifica e dal canto suo il presidente dell’Anp Abu Mazen ha ribadito che i punti di base della domanda sono: Gerusalemme est capitale e ritorno ai confini del '67. Proprio sulla questione dei confini Eugenio Bonanata ha intervistato Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:RealAudioMP3

R. – La formulazione che i palestinesi hanno accettato è uno Stato i cui confini siano basati sui confini precedenti il 1967, con possibili scambi territoriali concordati: questa è la formulazione che Clinton aveva avanzato, che Netanyahu non ha accolto e che invece i palestinesi avevano accolto. Quindi, non si sta parlando di un puro ritorno ai confini precedenti la guerra del ’67, ma di possibili scambi territoriali che possono essere anche di una certa entità. Questo significa, da parte palestinese, un passo in avanti rispetto alla vecchia, antica rivendicazione dell’intera Palestina.

D. – Qual è il valore strategico di questa richiesta?

R. – Il significato strategico di questa richiesta è il fatto di arrivare ad affermare il diritto del popolo palestinese ad un proprio Stato da parte dell’Assemblea generale dell’Onu che è la stessa assemblea che aveva legittimato – nel ’47–’48 – la formazione dello Stato d’Israele: Israele si basa su quella Risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu. Ora, Abu Mazen, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, ha più volte affermato di preferire – anche rispetto a questa forzatura presso l’Assemblea generale dell’Onu – il rilancio del processo negoziale, se da parte di Israele fossero state fatte aperture. Tuttavia, questo non c’è stato e quindi i palestinesi paiono determinati ad andare avanti sulla via del voto anche se, pur essendo probabile che ci sarà largamente la maggioranza dei 129 voti a favore, ci sono anche controindicazioni e rischi per i palestinesi.

D. – Alcuni ritengono che la richiesta dei palestinesi non sia formalmente valida perché, in fondo, è basata su un armistizio. Cosa dire, al riguardo?

R. – Questo è vero: le linee di confine definitive non sono state stabilite perché c’è stato un armistizio con i Paesi in guerra tra cui non c’era, allora, la parte palestinese: non era una parte in causa ma era inglobata all’interno delle entità giordana, egiziana e così via. Tuttavia, ci sono state numerose prese di posizione internazionali, anche da parte dello stesso Consiglio di Sicurezza, che fanno riferimento ai confini del 1967 e quindi, normalmente, il punto di riferimento iniziale per il negoziato internazionalmente accolto è quello dei confini del ’67.

D. – Quindi, questo non rappresenta un motivo ostativo?

R. – Mah, vede: il problema è che comunque, anche quando fu fatta la delimitazione dello Stato israeliano, nel ’47–’48, non c’erano confini stabiliti; quindi, l’Assemblea generale può dire che ci sono punti di riferimento per un negoziato. La questione è che occorre tener presente che un voto dell’Assemblea generale dell’Onu non è imperativo e non è legge: è solo un’espressione di volontà politica. Quelli che possono avere valore impositivo sono i voti del Consiglio di Sicurezza. Quindi, sul terreno, il giorno dopo quel voto, nulla cambierà se non una variazione nella situazione politica regionale e una maggiore legittimità che potrebbero avere raggiunto i palestinesi.

D. – Cosa significherebbe l’ammissione dello Stato palestinese come osservatore permanente presso l’Onu?

R. – E’ lo stesso status del Vaticano, quindi non è una cosa da poco. E’ certamente un “upgrade”. Occorre tener presente che proprio l’altro giorno Netanyahu ha dichiarato di essere d’accordo su un “upgrade” dello status palestinese all’Onu se questo non arriva alla dichiarazione dello Stato palestinese. E’ un po’ il tentativo che sta facendo anche la Ashton per unificare la posizione europea: occorre capire se, appunto, ai palestinesi questo possa bastare … (gf)







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