Libia: preoccupa l'Onu la situazione di migranti, richiedenti asilo e rifugiati
La situazione dei cittadini di Paesi terzi - tra cui i rifugiati - all’interno della
Libia continua a preoccupare l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
(Unhcr) e le agenzie partner attive nel Paese. Secondo un comunicato dell'Onu, l’Unhcr
e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) hanno lavorato a stretto
contatto con il Team di stabilizzazione del Consiglio Nazionale di Transizione per
cerca re di migliorare la situazione della protezione di rifugiati e migranti. Il
Team di stabilizzazione si sta già coordinando con il Ministro della Giustizia e il
Ministero dell’Interno per mettere in atto una strategia che preveda messaggi informativi
destinati al pubblico, il rilascio di documentazione temporanea per i migranti e l’identificazione
di alloggi e altri servizi da mettere a disposizione di migranti, richiedenti asilo
e rifugiati più vulnerabili. Gli operatori Unhcr hanno svolto una serie di visite
nelle aree di Tripoli dove vivono rifugiati e richiedenti asilo. Hanno incontrato
un gruppo di 60 sudanesi del Darfur - alcuni dei quali rimasti feriti nel conflitto
- ma il rapporto con la comunità locale sembra stabile. Un gruppo di eritrei ha riferito
che due loro connazionali sono rimasti uccisi nel fuoco incrociato durante il conflitto
a Sabha. Da quando Unhcr e Oim hanno ripristinato i loro rispettivi servizi di assistenza
telefonica nell’area di Tripoli, rifugiati e migranti hanno effettuato molte chiamate
riferendo di numerosi episodi relativi a protezione, detenzione, necessità di assistenza
alimentare. A Zintan, nella regione dei monti Nafussa, l’Unhcr è stato contattato
dal locale consiglio militare con la richiesta di individuare soluzioni per un gruppo
di cittadini di Paesi terzi, probabilmente somali. La stessa Agenzia ha ricevuto notizie
di un gruppo di somali in fuga dall’area di Sabha, attualmente circondata dalle forze
del Consiglio di Transizione. Unhcr, Oim e un’agenzia partner stanno organizzando
l’evacuazione del gruppo a Tripoli. L’Unhcr ha inoltre effettuato diverse visite in
aree in cui vi sono sfollati libici. Oltre 1.000 persone provenienti dal villaggio
di Tewergha - 30 chilometri a sud di Bani Walid - vivono attualmente in tre insediamenti
di sfollati nei sobborghi della capitale Tripoli. Dicono che le loro case e le scuole
del villaggio sono state distrutte. Circa 6.000 persone provenienti da Bani Walid,
poi, hanno cercato riparo dal conflitto fuggendo in tre località situate tra 30 e
60 chilometri dalla città. Nell’est del Paese l’organizzazione Libyan Aid ha riferito
che a Bengasi sono presenti ancora oltre 50.000 sfollati, anche se in diverse città
- come Ajdabiya - si cominciano a registrare i primi ritorni. Degli sfollati originari
di Brega tuttavia solo un piccolo numero ha fatto ritorno. Le persone ritornate hanno
citato la mancanza di energia elettrica, di servizi sanitari e la presenza di ordigni
inesplosi come i principali ostacoli al ritorno. Il partner dell’Unhcr, Acted, è in
procinto di intraprendere un’operazione di valutazione dei danni agli alloggi nella
Libia orientale e distribuire gli aiuti per gli alloggi e i kit di utensili per cucinare
dell’Unhcr a centinaia di famiglie provenienti da Brega, Ras Lanouf, Zlitan e altre
città. (R.P.)