Singapore: i cristiani chiedono al nuovo presidente di fermare il traffico di esseri
umani
Singapore è un hub per i trafficanti di esseri umani. La lotta a questo allarmante
fenomeno deve essere una priorità nell’agenda del nuovo presidente, Tony Tan, eletto
due settimane fa. E’ quanto chiede la comunità cristiana di Singapore, che conta circa
il 16% della popolazione. Parlando all’agenzia Fides, Joan O'Reilly Fix, direttore
delle Comunicazioni della diocesi di Singapore, rimarca che “con il nuovo Presidente
la comunità cristiana continuerà a impegnarsi per questioni chiave come preservare
l’armonia fra le diverse componenti etniche e religiose, in una società varia e plurale;
oppure garantire la necessaria attenzione agli emarginati, agli ammalati e agli anziani”.
Ma certo, quella del traffico di esseri umani è “una grave preoccupazione per Singapore
e per i Paesi della regione”. Per questo i vescovi di Malaysia, Singapore e Brunei
hanno lanciato un programma di coscientizzazione e di azione per contrastare gli effetti
nefasti del fenomeno, notando che “tale impegno è parte della missione sociale della
Chiesa”. La comunità cristiana porta il fenomeno all’attenzione del Presidente Tan
come una “vera emergenza”. Tutta la società è consapevole di come proliferi la tratta
di adulti, donne e bambini, definiti “i nuovi schiavi”. La società civile e le organizzazioni
a tutela dei diritti umani nel Sudest asiatico, chiedono maggiore impegno del governo
e delle forze di scurezza di Singapore. E invitano a inasprire le pene, come deterrente
verso i trafficanti: oggi, secondo il Codice Penale vigente, un trafficante che vende
minori a scopo di prostituzione subisce una pena massima di 10 anni di carcere ma,
come rivela una recente indagine, spesso se la cava con una multa e poche settimane
di prigione. (R.P.)