2011-09-17 08:06:54

L'Onu riconosce il Cnt libico. In Siria 39 morti solo ieri


Nuovo importante traguardo per il Consiglio Nazionale transitorio libico. Questa volta il riconoscimento giunge dall’Onu che la prossima settimana ospiterà al Palazzo di Vetro di New York Jalil come rappresentante ufficiale della Libia. Nel Paese, però, la situazione è ancora estremamente instabile, con oppositori e lealisti del colonnello Gheddafi che continuano a darsi battaglia. Amina Belkassem: RealAudioMP3

E la situazione resta tesa pure in Siria, dove ieri – nel 29° venerdì consecutivo di proteste – è proseguita la repressione di Bashar al Assad contro i suoi oppositori. 39 le vittime, concentrate soprattutto ad Hama, epicentro delle proteste. Intanto a Istanbul il neo CNT siriano, creato da dissidenti interni e residenti all’Estero comincia a lavorare per la transizione del Paese. Ed incassa già i primi appoggi. Il servizio è di Marina Calculli: RealAudioMP3

Libia e Siria, due crisi differenti; l’una sfociata in guerra aperta tra sostenitori e oppositori di Gheddafi, l’altra invece impantanata in una repressione senza fine. In entrambi i casi, però, è stato formato un Consiglio nazionale transitorio (Cnt): organo che dovrebbe garantire la transizione verso Stati democratici. Quali le differenze tra i due Cnt, quello di Misurata e quello con sede ad Istanbul? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Alessandro Politi, analista politico e strategico: RealAudioMP3

R. - Quella di Misurata è una figura affermata, che dovrà ormai prepararsi ad una transizione, perché poi bisognerà stabilire una costituzione delle regole elettorali; il Cnt deve, però, ancora chiudere l’ultima fase della guerra civile all’interno della Libia. Il Consiglio nazionale di transizione siriano è, invece, un Consiglio composto per più delle metà da dissidenti siriani - i cui nomi restano, però, segreti per evitare arresti da parte delle forze di sicurezza - e da un 40 per cento di dissidenti in esilio. Il fatto che si sia poi costituito ad Istanbul è certamente un segnale politico molto chiaro, così come è interessante il fatto che prevedano in sei mesi di abbattere il regime.

D. – Il Cnt libico è considerato da molti Paesi come l’interlocutore ufficiale della nuova Libia: quello siriano riuscirà a seguire questo percorso di riconoscimento internazionale?

R. - E’ difficile, perché per tutti quanti i gruppi politici in esilio è sempre molto complicato agli inizi ottenere appoggi: l’appoggio più consistente per ora è quello turco e proprio il Paese anatolico si conferma come un attore molto importante della scena euro-atlantica.

D. - Come mai, nonostante i numerosi appelli della Comunità internazionale e le sanzioni imposte, il regime siriano non ha fatto ancora alcun passo indietro?

R. - Perché le sanzioni richiedono tempo e il governo siriano pensa che il tempo lavori a proprio favore: il che non è proprio così scontato!

D. - Invece, in Libia gli osservatori internazionali temono infiltrazioni di al Qaeda: come evitare in questo caso la deriva estremista?

R. - I combattenti jihadisti, che hanno contribuito alla caduta di Gheddafi sono stati - in modo, forse, poco assennato - aiutati dai governi francese ed americano: questo nella fretta di chiudere la campagna e di avere dei combattenti certamente più esperti rispetto a tanti altri. Speriamo ora che questo errore non abbia serie conseguenze. L’antidoto migliore è comunque la democrazia: i libici stessi sono il miglior antidoto se le loro regole sono davvero democratiche. Anche se ci fossero nuovamente nascite di fenomeni terroristici, sarebbero immediatamente isolati sul piano politico. (mg)









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