Carestia nel Corno d’Africa: migliora la situazione nei campi profughi
Con il consistente arrivo degli aiuti umanitari è in via di miglioramento la situazione
dei campi profughi allestiti in Etiopia e Kenya per accogliere la popolazione somala
in fuga dalla carestia. Secondo una nota dell’Alto commissariato della Nazioni Unite
per i rifugiati (Unhcr), la fornitura dei servizi sanitari e di nutrizione e la campagna
di vaccinazione contro il morbillo, completata due settimane fa, hanno avuto come
risultato la netta diminuzione del tasso di mortalità e di malnutrizione all’interno
dei campi di accoglienza. In particolare in tutti i campi dell’area di Dollo Ado,
in Etiopia, il tasso complessivo di malnutrizione si attesta ora al 35% poiché i programmi
di alimentazione nutrizionale per bambini rifugiati sono riusciti a raggiungere i
casi più vulnerabili. E si guarda con più ottimismo al futuro anche perché è fortemente
diminuito il flusso di sfollati provenienti dalla Somalia. I nuovi arrivati riferiscono
tuttavia agli operatori Unhcr che le condizioni in Somalia sono ancora precarie: la
maggior parte del bestiame è morto e il cibo è difficile da reperire. Eppure si sta
registrando anche un calo degli spostamenti interni verso la capitale Mogadiscio,
dove ad agosto sono arrivate 5000 persone contro i 28mila arrivi di luglio. Nella
capitale somala, il ritiro del gruppo armato degli integralisti islamici Shebab -
che si oppone al governo federale di transizione - non si è però direttamente tramutato
in un miglioramento delle condizioni di sicurezza a causa del vuoto di potere creatosi.
In particolare, continua a destare preoccupazione l’incidenza di diarrea e morbillo
tra gli sfollati. Per questo motivo l’Unhcr ha intrapreso una serie di missioni volte
a verificare la situazione in alcuni degli oltre 180 accampamenti di fortuna della
capitale somala nei quali è stata effettuata la distribuzione di aiuti d’emergenza.
Inoltre, traendo insegnamento dall’esperienza della carestia del 1992, quando il tasso
di mortalità infantile raggiunse il suo apice con il tempo più freddo e le piogge
nel mese di ottobre, l’Unhcr sta collaborando con l’Unicef nella distribuzione di
circa 60.000 coperte per mitigare gli effetti del tempo e i rischi di ipotermia negli
insediamenti nell’area di Mogadiscio e nelle regioni limitrofe. In prima linea negli
aiuti sono anche i missionari Salesiani che hanno lanciato la campagna “Emergenza
Somaly Region”, volta a prestare assistenza a quasi 4 milioni di persone che vivono
nei campi profughi della della Somaly Region etiope, dove ogni giorno arrivano oltre
un migliaio di persone per chiedere aiuto. Secondo i religiosi “la carestia nel Corno
d’Africa non è causata solo dalla grave siccità, ma anche dal prezzo esorbitante di
cibo e di ogni altra esigenza” e avvertono anche come la situazione stia diventando
insostenibile “perché quando il cibo non arriva a tutti, nascono litigi”. Al momento
le Missioni salesiane stanno lavorando per fornire oltre 2.000 razioni di cibo giornaliere
e 10.000 litri di acqua due volte al giorno. (M.G.)