Corno d'Africa: domenica prossima la colletta nazionale della Cei. Appello di Caritas
per una risposta solidale
Si moltiplicano le iniziative di solidarietà della Chiesa per il Corno d’Africa. Alla
vigilia della Colletta nazionale straordinaria di domenica prossima in tutte le parrocchie
italiane, indetta dalla Cei, la Caritas italiana ricorda l’urgenza di una risposta
solidale per aiutare milioni di persone colpite dai flagelli della siccità e della
carestia. Oltre ad aiuti concreti, la Caritas ha lanciato la campagna di sensibilizzazione
“Fame di pane e di futuro”. Ce ne parla, al microfono di Amedeo Lomonaco, il
responsabile dell'area internazionale di Caritas italiana, Paolo Beccegato:
R. – Abbiamo
voluto titolare la colletta: “Fame di pane e di futuro” per non insistere solo sul
problema - cioè la siccità e la conseguente carestia - ma anche sul futuro. Se diamo
una mano a questa porzione di terra in modo solidaristico, con attenzioni e informazione,
non solo in termini di solidarietà concreta ma anche con una visione complessiva,
le cose possono cambiare. Lo sappiamo per esperienza.
D. – Le cose possono
cambiare. Come verranno utilizzate queste somme raccolte con la colletta?
R.
– Ci sarà uno sguardo, una progettualità su tutti i Paesi colpiti: Somalia, Etiopia,
Eritrea, Kenya, Uganda, Sud e Nord Sudan e quelle porzioni di Tanzania e Rwanda che,
in parte, sono coinvolte.
D. – E poi è anche un’occasione per riflettere
sulle cause e concause di questa crisi...
R. – Il problema della siccità
non è certamente nuovo. Il fatto che non sia stata effettuata alcuna prevenzione adeguata
nel corso degli ultimi decenni la dice lunga sul fatto che adesso abbiamo raggiunto
la situazione peggiore dal Dopoguerra ad oggi in termini di gravità di questo fenomeno.
Si tratta di un fenomeno ricorrente, anche se ora è più grave. E’ probabile che il
tema dei cambiamenti climatici abbia anch’esso influito parzialmente, come pure le
situazioni politico-militari interne ai vari Stati. Non dimentichiamoci che sono coinvolte
l’Etiopia e l’Eritrea, e poi la Somalia con la sua complessa situazione, il Kenya
e l’Uganda con continue crisi ed il Sudan. Sono tutte situazioni molto delicate e
difficili e quindi rendono il contesto molto precario. Dovremmo lavorare con le autorità
competenti affinchè questo, nel futuro, non si ripeta. E quindi “fame di futuro”,
di un futuro diverso.
D. – E per creare questo futuro diverso serve
una risposta tempestiva...
R. – Sappiamo, un po’ per esperienza e un
po’ a ragion veduta per quanto riguarda quello che sta succedendo in questo periodo,
che la risposta dei governi non sarà – e non è mai stata - sufficiente. C’è perciò
la solidarietà concreta dal basso, della gente comune, che si mette in collegamento
con la gente comune di quei Paesi. Noi abbiamo la possibilità di lavorare direttamente
con le Caritas locali e questo permette di unire le forze. Non bisogna però sottacere
i problemi. (vv)