Combattere la mortalità durante il parto senza promuovere l’aborto: così mons. Tomasi
all’Onu
Ridurre la mortalità legata alla gravidanza nel mondo, senza riconoscere l’aborto
come metodo di pianificazione familiare: è la raccomandazione di mons. Silvano Tomasi,
osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio Onu di Ginevra. Mons. Tomasi
ha parlato ieri alla 18.ma sessione del Consiglio dei diritti umani. Il servizio di
Fausta Speranza:
Il livello
di mortalità al momento del parto che si registra nel mondo è inaccettabile. Mons.
Tomasi lo sottolinea ricordando la Risoluzione del 2010 e commentando il documento
in discussione in questi giorni per eliminare tutti i casi possibili. Mons. Tomasi
ribadisce che “si devono incrementare l’attenzione e le risorse” per un fenomeno che
definisce “una sfida in tema di sanità, di sviluppo umano e di diritti umani”. “Bisogna
riconoscere con grande rammarico – sottolinea mons. Tomasi – che sono stati fatti
insufficienti progressi per evitare i 350.000 casi di morte durante la gravidanza
o al momento della nascita. Mons. Tomasi allarga il discorso dei rischi per le donne
ad altre emergenze: l’infibulazione femminile, matrimoni per bimbe, violenze. E sottolinea:
“E’ necessario ribadire ancora una volta che ogni donna ha uguale dignità rispetto
all’uomo”. “La donna - aggiunge – ha un posto e una vocazione distinta che è complementare
ma non di meno valore dell’uomo”. La raccomandazione di mons. Tomasi è concreta: passi
avanti dal punto di vista legale per la promozione della condizione della donna; miglioramento
dei sistemi sanitari per un’assistenza completa; sistemi di monitoraggio degli obblighi
degli Stati su questi temi. La Chiesa cattolica – spiega mons. Tomasi – è impegnata
in ambito sanitario, in particolare per le persone che restano escluse dall’assistenza
assicurata dai governi, e in ambito educativo ma è anche impegnata per la promozione
di politiche che ne proteggano i diritti. Fin qui, c’è condivisione di intenti con
il Consiglio dei diritti umani Onu, ma poi mons. Tomasi fa distinguo fondamentali:
spiega che la Chiesa non condivide l’espressione “aborto pericoloso” che lascia intendere
che ci sia un aborto sano. “Qualunque aborto distrugge la vita umana”, ribadisce mons.
Tomasi ricordando che nella dichiarazione internazionale della Conferenza Onu sulla
popolazione del 1984 si riconosceva che “non è mai accettabile concepirlo quale metodo
di pianificazione familiare”. Dunque, no a programmi di promozione della contraccezione
e dell’aborto che – spiega - per esempio in Africa non risolvono le principali cause
di morte.