Colombia, dove i sacerdoti sono 'bersaglio facile'
Luis Badilla Morales, Radio Vaticana Con la morte
di padre Oviedo Arrieta, trucidato a colpi di machete il 13 settembre scorso, è salito
a sei il numero dei preti uccisi in Colombia dall'inizio dell'anno. Le cifre dicono
che in questi ultimi due anni il Paese è diventato il più pericoloso per i pastori
della Chiesa cattolica. I sacerdoti vivono spesso da soli, sono indifesi, hanno
il denaro raccolto per la beneficenza e sono perciò bersagli facili. Ma sono colpiti
anche perché in America Latina la Chiesa gode di un alto prestigio, rappresenta un
punto di riferimento morale in ambito politico e quindi dà fastidio. Non a caso dall'84
ad oggi anche due vescovi sono rimasti uccisi. "Siamo stanchi di piangere i nostri
morti' ha detto uno dei vescovi locali chiedendo aiuto alle istituizioni". La Colombia
è tradizionalmente teatro delle violenze del narcotraffico e della criminalità organizzata.
Negli ultimi 18 mesi però è molto cresciuta la violenza sociale per l'aumento della
povertà, della precarietà e della mancanza di prospettive. Questi omicidi di sacerdoti
avvengono in un Paese dove muoiono in modo violento circa 50 persone al giorno. Una
situazione che rappresenta un'emergenza non solo regionale ma planetaria e di cui
dovrebbe occuparsi l'ONU.