Al via oggi a Verona, il Festival della Dottrina Sociale della Chiesa
Circa quattro mila giovani partecipano da oggi fino a domenica al primo Festival della
Dottrina Sociale della Chiesa, in programma a Verona. Tre giorni di dibattiti dedicati
al rapporto tra Dottrina sociale e mondo economico, che si concluderanno domenica
mattina con una ''Lectio Magistralis'' del cardinale segretario di Stato, Tarcisio
Bertone. Alessandro Guarasci ha intervistato Claudio Gentili, direttore
della rivista “La Società” della Fondazione Toniolo, tra i soggetti che hanno organizzato
il Festival:
R. – La Dottrina
sociale della Chiesa è un riferimento unitario per tutti i cattolici e direi che in
un momento di difficoltà, di crisi economica e anche di divisioni profonde all’interno
del Paese, la Dottrina sociale è un riferimento anche per l’intera nazione. Una parte
rilevante della Dottrina sociale è contenuta nella nostra Costituzione. Il nostro
approccio non è partitico ma è soprattutto economico; ci rendiamo conto che l’economia
è un modo anche per far rinascere la politica.
D. - In questo momento,
secondo lei, serve in Italia una vera rivoluzione morale?
R. - Assolutamente
sì. Lo ha detto il Santo Padre, lo ha ribadito il cardinale Bagnasco: la crisi del
nostro Paese è una crisi di moralità e anche di eccesso di fanatismo e di moralismo.
Se ne esce non con più moralismo ma con più moralità.
D. – Questo, secondo
lei, passa anche attraverso un nuovo partito dei cattolici oppure basta essere uniti
sulle tematiche di fondo?
R. – Noi al Festival non ci poniamo questo
problema. C’è un problema che precede questo del partito unico dei cattolici ed è
il tema della comunione. Noi ci rendiamo conto che a ormai vent’anni da Tangentopoli,
troppo spesso, i cattolici non gareggiano nello stimarsi a vicenda, essendo in movimenti
o in parti politiche diverse. Noi pensiamo che l’unità sia un valore: unità sugli
intenti di fondo, unità su un’idea nuova d’Italia, unità su una volontà di ricostruire
questo Paese dalle macerie morali.
D. – Una certa cattiva economia,
che poi ha fatto scoppiare, la crisi è stata del tutto debellata secondo lei?
R.
– Quello che sta accadendo per l’Italia non è una crisi finanziaria - noi siamo un
Paese finanziariamente solido attraverso il risparmio delle famiglie e il radicamento
delle banche sul territorio - è una crisi di credibilità. Abbiamo bisogno di ridare
a questo Paese una credibilità internazionale che purtroppo abbiamo perso per le mancate
scelte di riforma e anche per l’incapacità di offrire all’estero l’immagine e la sostanza
di un Paese capace di fare le cose che decide di fare. (bf)