Centro studi musulmani: il tribunale pakistano che giudica Asia Bibi riceve pressioni
C’è più di un’ombra sul caso di Asia Bibi, la donna cristiana 40enne, condannata a
morte per blasfemia. Asia è stata giudicata da un tribunale “sotto le evidenti pressioni
di islamici estremisti”, e “per una vendetta personale”. Inoltre esiste una evidente
irregolarità procedurale: nelle indagini e negli interrogatori preliminari, condotti
dalla polizia dopo la denuncia, Asia non ha avuto un avvocato: per questo tutto il
processo potrebbe essere invalidato. E’ quanto afferma, in un nota inviata all’agenzia
Fides, l’autorevole Centro studi musulmano “Jinnah Institute” di Karachi. Intitolato
al fondatore del Pakistan, Muhammad Ali Jinnah, l’istituto è un “think tank” formato
da intellettuali musulmani e presieduto dalla parlamentare Sherry Rehman. Fa ricerca
nel campo della legalità, dei diritti umani, dello stato di diritto e promuove la
costruzione di un Pakistan democratico e laico, come voleva Ali Jinnah. La nota del
“Jinnah Institute” su Asia Bibi riporta l’attenzione sul caso della donna che da oltre
un anno langue nelle carceri di Sheikhupura, in Punjab. Per la sua liberazione anche
Papa Benedetto XVI la lanciato un appello nel novembre 2010. L’avvocato oggi garantitole
dalla “Masihi Foundation” – che ha preso in carico il suo caso – sta preparando il
ricorso per l’appello all’Alta Corte, ma esiste anche la possibilità di un perdono
presidenziale. La sua vicenda è alla base degli omicidi di Salman Taseer, governatore
del Punjab, e di Shabhaz Bhatti, Ministro federale per le minoranze religiose, che
l’avevano difesa. Il Jinnah Institute riferisce che, sin dal principio, la vicenda
giudiziaria di Asia Bibi è stata viziata da irregolarità e strumentalizzazioni. La
“Commissione Nazionale sullo Status della donna”, dopo un incontro con Asia Bibi in
carcere, ha appurato che “solo 8 giorni dopo l’episodio contestato - in cui Asia avrebbe
pronunciato frasi blasfeme - Qari Muhammad Salim, leader religioso musulmano locale,
usando tre donne come testimoni, ha potuto registrare una denuncia ufficiale sulla
base della quale Asia è stata arrestata”. Negli 8 giorni sono state orchestrate le
accuse contro Asia. Tali sospette circostanze – nota il Jinnah Institute – sono descritte
nel rapporto scritto da Shabhaz Bhatti e Salman Taseer e consegnato al Presidente
del Pakistan, Ali Zardari. Il rapporto denuncia che “il giudice l’ha condannata su
pressioni degli estremisti islamici, ignorando i fatti realmente accaduti”. Tali pressioni
sono deleterie per il sistema, nota il Jinnah Intitute, ricordando l’omicidio del
giudice dell’Alta Corte di Latore, Arif Iqbal Bhatti, ucciso nel 1997 dopo aver emesso
una sentenza di assoluzione verso due ragazzi cristiani, Salamat e Rehmat Masih, condannati
a morte per blasfemia nel 1995 da un tribunale di primo grado. Inoltre, durante la
fase delle indagini e degli interrogatori prima del processo, ad Asia Bibi non è stato
riconosciuto il diritto, costituzionalmente sancito, all’assistenza di un legale:
un fatto grave, sufficiente a invalidare il verdetto. (R.P.)