2011-09-14 15:27:20

Si è spento il vaticanista Giancarlo Zizola. Padre Lombardi: testimone del tempo del Concilio. Il ricordo di Gianfranco Svidercoschi


“Un vero testimone del tempo del Concilio e sinceramente preoccupato di conservarne lo spirito”. Così il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ricorda il vaticanista de “La Repubblica” Giancarlo Zizola, spentosi questa mattina all’età di 75 anni, probabilmente per un arresto cardiaco. Il giornalista, esperto di questioni vaticane, che ha seguito per numerose testate italiane e straniere dagli anni del Pontificato di Giovanni XXIII, si trovava a Monaco di Baviera per l’incontro interreligioso organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. “Anche se a volte avevamo valutazioni diverse su aspetti concreti e di attualità della vita della Chiesa – ha detto Padre Lombardi – la conversazione con lui era sempre stimolante e utile, per la genuinità e la generosità della sua ispirazione cristiana”. “Era un persona con cui ci si poteva confrontare – prosegue – disponibile ad ascoltare e ad arricchire e modificare la sua prospettiva in dialogo con l’altro. Aveva una conoscenza ormai lunga della vita e della storia della Chiesa e continuava a seguirla con partecipazione sincera, coltivando attese e ideali di povertà, spiritualità e di testimonianza profetica evangelica”. Ascoltiamo il ricordo che di Giancarlo Zizola conserva il collega vaticanista e amico Gianfranco Svidercoschi. L’intervista è di Paolo Ondarza.RealAudioMP3

R. – Giancarlo lo conoscevo da più di 50 anni, da quando era venuto a Roma, poco prima del Concilio. Da allora, abbiamo sempre fatto la stessa vita professionale. E non solo: da almeno 45 anni abitavamo nello stesso palazzo, condividevamo il pianerottolo, io da una parte e lui dall’altra. Giancarlo fa parte della mia vita, non soltanto di quella professionale ma anche di quella esistenziale, quotidiana. Parlava della “ermeneutica del pianerottolo”: a volte discutevamo sul pianerottolo i fatti della Chiesa, del mondo e litigavamo anche. Eravamo su due parti diverse del pianerottolo, e scherzavamo sul fatto che forse, proprio per questo, guardavamo alla Chiesa da due punti di vista differenti. Giancarlo ha sicuramente amato la Chiesa: qualche volta è stato critico, ma l’ha amata profondamente e su questo nessuno può assolutamente dubitare.

D. – In una sua dichiarazione Giancarlo Zizola si definiva “grato per i tanti doni ricevuti”. Dono particolarmente grande, diceva, fu seguire il Concilio Vaticano II e tanti altri eventi della storia contemporanea della Chiesa...

R. – Credo che lui sia stato un vero e proprio testimone di questi 50 anni di Chiesa. Per chi ha seguito il Concilio ecumenico – e con Giancarlo siamo stati lì per quattro anni, gomito a gomito – è stato veramente “un dono”, come diceva lui. E’ stata una scuola di conoscenza della Chiesa che ha marcato profondamente tutti noi. E’ come se questo avvenimento, il Concilio, entrando a far parte della nostra vita l’abbia in qualche modo condizionata.

D. – Di fronte ad un giornalismo che oggi sembra spesso una caccia allo scoop più che un’informazione puntuale e precisa, quale eredità lascia Zizola?

R. – Raccontare la verità. Lui aveva una sua maniera di raccontare la verità: ci metteva anche il suo punto di vista, che certe volte era molto forte, molto critico. Forse io la pensavo in un altro modo, anche perché provenivo dall’esperienza di un’agenzia di stampa in cui dovevo raccontare i fatti esattamente, punto per punto con estrema precisione. Però esiste un modo di raccontare la verità, che rimane sempre verità, anche se un giornalista ci mette dentro la sua parte di ideologia e di pensiero. Questa è una cosa che, al giorno d’oggi, molte volte non si riesce a riconoscere nelle cose che si leggono. A volte mi chiedo come sia possibile che la stampa non riesca a raccontare i fatti della Chiesa se non politicizzandoli o creandoci sopra lo scandalo, il gossip, il pettegolezzo. So che è difficile raccontare un fatto spirituale, però bisogna farlo.

D. – Tra i tanti libri, articoli e contributi in generale scritti da Zizola, quali sono i più significativi?

R. – Lui ha scritto molto su Giovanni XXIII. Era il "suo" Papa, lo ha conosciuto ed ha aiutato a farlo capire, comprendere. E’ andato oltre il “buonismo”. Giovanni XXII infatti non era semplicemente un "Papa buono", ma era anche un grande Papa. Un Papa che ha avuto il coraggio di convocare un Concilio. (vv)







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