Pakistan. Rapporto annuale di Giustizia e pace: violenze e abusi contro le minoranze
Un rapporto dettagliato delle violenze contro le minoranze religiose in Pakistan nel
2010 e i primi mesi di quest’anno, oltre che uno specchio sulla realtà del Paese e
una serie di proposte per garantire maggiori diritti e libertà per tutti i cittadini.
È quanto emerge dallo Human Rights Monitor 2011, il rapporto annuale curato dalla
Commissione nazionale di Giustizia e pace (Ncjp) della Chiesa cattolica pakistana,
e distribuito in questi giorni. Nella sua prefazione Peter Jacob, segretario esecutivo
Ncjp, ricorda il colloquio con l’attivista e giornalista pakistano Aziz Siddiqui,
in seguito al quale nel 1997 è uscita la prima edizione del Rapporto. “Ncjp ha continuato
a pubblicare il documento in tutti questi anni – scrive Jacob – tra risorse e possibilità
economiche limitate. Il viaggio volto a migliorare la condizione degli uomini e ad
affermare la dignità dell’essere umano deve proseguire con zelo e con tutte i mezzi
possibili”. Il rapporto 2011 - rende noto l'agenzia AsiaNews - contiene racconti,
commenti, denunce di discriminazioni sociali; espropri forzati di terreni ed evizioni;
attacchi a chiese e luoghi di culto; violazioni alla libertà religiosa, conversioni
forzate, episodi di discriminazione e razzismo verbale, leggi che violano i diritti
delle minoranze; crimini contro le donne, abusi delle forze dell’ordine e commistioni
politiche; infine, una sezione dedicata alle leggi sulla blasfemia, che continuano
a mietere vittime fra musulmani e non in Pakistan. Fra gli altri, sono descritti alcuni
casi emblematici di violenze e morte causati dalla “legge nera”: un aggiornamento
sull’omicidio di Robert Fanish Masih, cristiano accusato di blasfemia e morto in carcere
e sulla vicenda di Asia Bibi, 45enne cristiana e madre di cinque figli condannata
a morte per blasfemia; l’assassinio del governatore del Punjab Salman Taseer; la morte
di due fratelli cristiani, imputati per blasfemia e uccisi davanti al tribunale. Abusi,
vessazioni, violenze psicologiche e fisiche colpiscono i cristiani, insieme a cittadini
appartenenti ad altre minoranze fra cui quella indù, i sikh e soprattutto gli ahmadi,
setta musulmana considerata eretica perché non riconosce Maometto come ultimo profeta.
Vi sono poi i casi di attacchi alle donne, fra le mura domestiche e sul luogo di lavoro,
oppure sequestrate e costrette a prostituirsi, e ancora a sposare con la forza uomini
musulmani convertendosi all’islam. Secondo i dati contenuto nel rapporto, nel 2010
almeno 40 persone sono state incriminate per blasfemia. Tra queste vi sono 15 cristiani,
10 musulmani e 6 ahmadi. Le persone assassinate con il pretesto della “legge nera”
sono invece 37, fra cui 18 cristiani e 16 musulmani. Dal 1986 – anno dell’entrata
in vigore – al 2010 le persone imputate per blasfemia sono state 1081, di cui 138
cristiani, 468 musulmani e 454 ahmadi. Infine, solo nello scorso anno vi sono stati
32 casi di conversioni forzate dal cristianesimo all’islam, su un totale di 43. (R.P.)