2011-09-14 08:22:02

Onu: pressioni sui palestinesi perché non chiedano il riconoscimento


Medio Oriente al centro della prima giornata di lavori della 66.ma Assemblea Generale dell’Onu a New York. Gli Stati Uniti hanno aumentato le pressioni sui palestinesi affinché non chiedano il riconoscimento formale del loro Stato ed hanno promesso un rilancio del dialogo israelo-palestinese. Un’iniziativa che ha suscitato però lo scetticismo del presidente palestinese Abu Mazen, che nel pomeriggio ha dichiarato come “presentare all'Onu la domanda di adesione dello Stato palestinese sia una decisione araba irreversibile”. Il servizio di Elena Molinari:RealAudioMP3

Medio Oriente al centro della prima giornata della 66.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ieri Washington ha aumentato la pressione sui palestinesi affinché non chiedano all’Onu un riconoscimento formale del loro Stato. “Sarebbe controproducente”, ha dichiarato l’ambasciatore americano all’Onu, Susan Rice, e gli inviati americani Hale e Ross torneranno nei prossimi giorni in Medio Oriente per spingere per una ripresa dei colloqui tra israeliani e palestinesi. Anche il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, ha lanciato un appello alle due parti affinché tornino al più presto a negoziare. Nei giorni scorsi, però, Abu Mazen ha detto che quanto finora proposto dagli Stati Uniti è troppo poco ed è arrivato troppo tardi. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese resta quindi determinato a presentare domanda di riconoscimento di uno Stato palestinese entro i confini del 1967, il prossimo 22 settembre. La richiesta verrà fatta all’Assemblea generale ed al Consiglio di Sicurezza che, con ogni probabilità, la boccerà, visto che l’America ha già chiesto l’uso del veto. I palestinesi possono tuttavia sperare di far approvare la loro risoluzione dall’Assemblea. Un passaggio, questo, che eleverebbe lo status della loro delegazione da entità senza diritto di voto a Stato osservatore, aprendo così la porta a diverse Commissioni Onu e alla possibilità d’iniziative legali contro Israele alla Corte dell’Aja. (vv)








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