Altre 27 vittime nella repressione siriana. La Turchia critica Assad
La repressione in Siria continua a provocare vittime. Sono almeno 27 le persone che
hanno perso la vita ieri, durante le manifestazioni anti-regime. E al presidente al
Assad continuano ad arrivare le proteste della comunità internazionale: l’Ue torna
a minacciare sanzioni, mentre anche la Turchia accusa il capo dello Stato siriano
di non aver varato le riforme necessarie. Le dimostrazioni di ieri sono state caratterizzate
da vari slogans contro la Russia, accusata di sostenere il regime di Damasco. Su come
sono cambiati i rapporti tra Mosca e Siria, Giancarlo La Vella ha intervistato Fulvio
Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana:
R. – Io
credo che sia la Russia sia la Cina, come hanno già fatto nel caso della Libia, stiano
soprattutto a guardare. Non vogliono far precipitare la situazione anche per non compromettere
rapporti con Paesi che nei confronti del regime di Assad sono molto meno critici di
quanto possano essere gli europei o gli americani - penso per esempio alla Lega araba
– però, secondo me, nel momento in cui Assad dovesse mostrare di non riuscire più
a tenere in piedi la situazione, anche con la violenza, non esiterebbero un secondo
ad abbandonarlo. Lo abbiamo visto succedere con Gheddafi, succederebbe anche con Assad.
D.
- Avere un certo rapporto con la Siria vuol dire poi, di conseguenza, averne un altro
con Israele e con altri Paesi. Come si pone in questo momento Mosca?
R.
- Mosca ormai non ha una grandissima influenza in Medio Oriente. Certamente la Siria
è servita al Cremlino come una sorta di base per restare presente nel Medio Oriente,
per cercare comunque di avere una certa influenza, però io credo che la cosiddetta
“primavera araba” comunque la si giudichi, con tutte le sue contraddizioni, stia rivoltando
un sacco di equilibri che sono andati avanti per anni. Equilibri che adesso non tengono
più. Credo che questo valga per tutti i Paesi che avevano una influenza nella regione,
quindi la Francia, gli Stati Uniti e in qualche modo la Russia stessa, ma anche e
soprattutto per i Paesi della regione: basta vedere come si è messa in movimento al
Turchia di Erdogan e basta vedere, d’altra parte, l’evidente imbarazzo di Israele
che non riesce a trovare una nuova strategia politica. (bf)