2011-09-13 14:46:06

“La scuola: un bene per tutti”, iniziativa dell'arcidiocesi di Torino


È iniziato il nuovo anno scolastico e per l’occasione l'arcidiocesi di Torino organizza dal 9 al 15 ottobre una settimana dedicata all’educazione, dal tema “La scuola: un bene per tutti”. Obiettivo della Settimana è far percepire il sistema educativo come punto focale dell’attenzione della comunità ecclesiale e civile e sottolineare l’impegno degli educatori, valorizzando i giovani. Come e perché è nata questa iniziativa? Ne ha parlato Giorgia Innocenti, con Mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino:RealAudioMP3

R. - La scuola rappresenta una delle realtà più importanti dal punto di vista educativo. La Cei ci ha affidato questo programma decennale - “Educare alla vita buona del Vangelo” - e abbiamo allora pensato di attivare un'azione prendendo in esame i problemi della scuola, attorno anche a quelli che sono gli impegni, non solo di quanti all’interno della scuola svolgono il loro compito di servizio - e quindi i docenti, i dirigenti e le famiglie - ma anche nella comunità ecclesiale in modo che la scuola non sia considerata una realtà un po’ a sé stante, ma diventi punto di forza, di rinnovamento, una rete educativa alta nel territorio.

D. - Ha un augurio in particolare per gli studenti e per gli insegnanti che iniziano questo nuovo anno scolastico?

R. - Certamente rivolgerò loro un messaggio, nel quale anzitutto rivolgerò un richiamo agli studenti affinché si rendano sempre più attivi e più responsabili sia attraverso l’impegno dello studio, sia attraverso anche una valorizzazione della scuola in tutte le sue qualità. Gli studenti non sono oggetti di cura, ma sono soggetti, protagonisti e devono quindi sentirsi anche loro impegnati a dare anche il loro contributo, proprio - direi - a livello di stima, di disponibilità, di partecipazione e di attività, di corrispondere agli stimoli che vengono da una parte dei docenti, sollecitando anche un po’ le famiglie. Per i docenti, l’augurio è che siano certamente stimati, perché è una categoria, alle volte, anche a livello sociale, che ha bisogno di essere sostenuta a livello economico.

D. - Oggi la disoccupazione dilaga anche tra i giovani laureati, ragazzi che hanno creduto nel sistema educativo e che molto spesso sono costretti a fuggire all’estero...

R. - Tra tutto il precariato è quello certamente più spinoso e - direi - più problematico e sul quale bisogna intervenire, perché quando una generazione di giovani è impegnata a dare il massimo, investendo nella scuola e trovando un proprio percorso di valorizzazione e di professionalità, si trova poi di fronte ad una società che non è capace di accogliere le loro potenzialità, di dare luce, di dare speranza, insomma di dare loro un futuro… (mg)







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