2011-09-13 11:56:59

L'arcivescovo Mamberti all'Osce: tutelare i cristiani da discriminazioni e persecuzioni


“Il rischio di crimini d’odio è connesso con la negazione della libertà religiosa”. Così l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario della Santa Sede per i rapporti con gli Stati, che è intervenuto ieri al summit organizzato a Roma dall'Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa (Osce) per formulare risposte urgenti e misure di prevenzione per la protezione della libertà religiosa nei 56 Paesi membri dell'organizzazione intergovernativa. Il servizio di Fausta Speranza: RealAudioMP3

A pronunciarsi è l'Ufficio per le Istituzioni democratiche e i Diritti Umani dell'Osce: nell'anno ancora in corso, in almeno 12 Stati dell'area si sono verificati episodi di violenza nei confronti dei cristiani. Le situazioni più delicate riguardano le aree del Kosovo e dell'Albania ma aggressioni e atti vandalici contro prelati e chiese sono emersi anche in Spagna, Belgio, Austria e Francia. ''Osserviamo un aumento via via maggiore dell'intolleranza nei confronti dei cristiani'', evidenzia l’arcivescovo Mamberti sottolineando come, anche nei Paesi a maggioranza cristiana, esistano fenomeni di discriminazione. Ignorare ciò – spiega - significherebbe dare un segnale negativo ai Paesi che non fanno parte dell’Osce. “La libertà religiosa è il primo dei diritti umani – sottolinea il segretario vaticano per i rapporti con gli Stati ricordando le parole di Benedetto XVI – perché è stato il primo storicamente ad essere riconosciuto e perché riguarda la dimensione costitutiva dell’essere umano, la sua relazione con il Creatore”. Ci sono persone perseguitate - aggiunge l'arcivescovo Mamberti - "soltanto perchè credono in Cristo".

Ricordando il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace di quest'anno, l'arcivescovo Mamberti ribadisce che "al momento attuale i cristiani sono il gruppo religioso che soffre di più per le persecuzioni a causa della fede" e che tale situazione "rappresenta un insulto a Dio e alla dignità umana" ma anche "una minaccia alla sicurezza e alla pace". "Da est ad ovest del mondo si fronteggiano diverse minacce al pieno esercizio della libertà religiosa", così affermava il Papa nel discorso del gennaio scorso al Corpo diplomatico e l'arcivescovo Mamberti lo ricorda insieme ad un'altra considerazione di Benedetto XVI: "C'è una tendenza a considerare la religione, ogni religione, come qualcosa di insignificante, alieno o destabilizzante per la moderna società e c'è la tendenza a cercare in diversi modi di evitare che la relgione abbia influenza sulla vita della società". Naturalmente – chiarisce mons. Mamberti - nessuno ha intenzione di confondere questi atteggiamenti con le condanne a morte dei cristiani in alcune aree del mondo ma bisogna ricordare che “i crimini di odio si nutrono dell’ambiente in cui la libertà religiosa non è pienamente rispettata e la religione viene discriminata”.

Punto importante - spiega mons. Mamberti - è che non si può confondere il rispetto per la libertà religiosa “con il relativismo o con l’idea che nell’era postmoderna la religione sia una componente marginale della vita pubblica”, una manifestazione da relegare nella sfera privata. “La religione – afferma l’arcivescovo Mamberti – è più che un’opinione privata, la religione ha sempre un impatto sulla società e sui principi morali”. Mons. Mamberti sottolinea anche che la libertà religiosa non è solo libertà di culto ma è "il diritto di pregare, educare, convertirsi, contribuire al discorso politico e partecipare pienamente alle pubbliche attività". Sottolineando la collaborazione continuativa tra l’Osce e la Santa Sede su questi temi, l’arcivescovo Mamberti ricorda la Risoluzione dell’Assemblea parlamentare Osce adottata quest’anno in una riunione a Belgrado come “un importante passo avanti nel dibattito sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani” e auspica che “concrete misure” diano seguito alle dichiarazioni di principio.







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