L'arcivescovo Mamberti all'Osce: tutelare i cristiani da discriminazioni e persecuzioni
“Il rischio di crimini d’odio è connesso con la negazione della libertà religiosa”.
Così l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario della Santa Sede per i rapporti
con gli Stati, che è intervenuto ieri al summit organizzato a Roma dall'Organizzazione
per la Sicurezza e Cooperazione in Europa (Osce) per formulare risposte urgenti e
misure di prevenzione per la protezione della libertà religiosa nei 56 Paesi membri
dell'organizzazione intergovernativa. Il servizio di Fausta Speranza:
A
pronunciarsi è l'Ufficio per le Istituzioni democratiche e i Diritti Umani dell'Osce:
nell'anno ancora in corso, in almeno 12 Stati dell'area si sono verificati episodi
di violenza nei confronti dei cristiani. Le situazioni più delicate riguardano le
aree del Kosovo e dell'Albania ma aggressioni e atti vandalici contro prelati e chiese
sono emersi anche in Spagna, Belgio, Austria e Francia. ''Osserviamo un aumento via
via maggiore dell'intolleranza nei confronti dei cristiani'', evidenzia l’arcivescovo
Mamberti sottolineando come, anche nei Paesi a maggioranza cristiana, esistano fenomeni
di discriminazione. Ignorare ciò – spiega - significherebbe dare un segnale negativo
ai Paesi che non fanno parte dell’Osce. “La libertà religiosa è il primo dei diritti
umani – sottolinea il segretario vaticano per i rapporti con gli Stati ricordando
le parole di Benedetto XVI – perché è stato il primo storicamente ad essere riconosciuto
e perché riguarda la dimensione costitutiva dell’essere umano, la sua relazione con
il Creatore”. Ci sono persone perseguitate - aggiunge l'arcivescovo Mamberti - "soltanto
perchè credono in Cristo".
Ricordando il messaggio del Papa per la
Giornata mondiale della pace di quest'anno, l'arcivescovo Mamberti ribadisce che "al
momento attuale i cristiani sono il gruppo religioso che soffre di più per le persecuzioni
a causa della fede" e che tale situazione "rappresenta un insulto a Dio e alla dignità
umana" ma anche "una minaccia alla sicurezza e alla pace". "Da est ad ovest del mondo
si fronteggiano diverse minacce al pieno esercizio della libertà religiosa", così
affermava il Papa nel discorso del gennaio scorso al Corpo diplomatico e l'arcivescovo
Mamberti lo ricorda insieme ad un'altra considerazione di Benedetto XVI: "C'è una
tendenza a considerare la religione, ogni religione, come qualcosa di insignificante,
alieno o destabilizzante per la moderna società e c'è la tendenza a cercare in diversi
modi di evitare che la relgione abbia influenza sulla vita della società". Naturalmente
– chiarisce mons. Mamberti - nessuno ha intenzione di confondere questi atteggiamenti
con le condanne a morte dei cristiani in alcune aree del mondo ma bisogna ricordare
che “i crimini di odio si nutrono dell’ambiente in cui la libertà religiosa non è
pienamente rispettata e la religione viene discriminata”.
Punto importante
- spiega mons. Mamberti - è che non si può confondere il rispetto per la libertà religiosa
“con il relativismo o con l’idea che nell’era postmoderna la religione sia una componente
marginale della vita pubblica”, una manifestazione da relegare nella sfera privata.
“La religione – afferma l’arcivescovo Mamberti – è più che un’opinione privata, la
religione ha sempre un impatto sulla società e sui principi morali”. Mons. Mamberti
sottolinea anche che la libertà religiosa non è solo libertà di culto ma è "il diritto
di pregare, educare, convertirsi, contribuire al discorso politico e partecipare pienamente
alle pubbliche attività". Sottolineando la collaborazione continuativa tra l’Osce
e la Santa Sede su questi temi, l’arcivescovo Mamberti ricorda la Risoluzione dell’Assemblea
parlamentare Osce adottata quest’anno in una riunione a Belgrado come “un importante
passo avanti nel dibattito sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani”
e auspica che “concrete misure” diano seguito alle dichiarazioni di principio.