Il Congresso eucaristico nazionale, evento che dà nuovo slancio alla Chiesa
Il Congresso Eucaristico di Ancona “non è stata una parentesi o una distrazione, ma
una sosta preziosa per metterci di fronte al Mistero da cui la Chiesa è generata”:
è quanto si legge nel messaggio conclusivo dell’evento ecclesiale, intitolato “Resta
con noi Signore”. Per un bilancio del Congresso eucaristico nazionale di Ancona, conclusosi
domenica scorsa alla presenza del Papa, ascoltiamo il commento di don Ivan Maffeis,
vicedirettore delle Ufficio Comunicazioni sociali della Cei, al microfono del nostro
inviato Fabio Colagrande:
R. – Se a
Bari, il Congresso eucaristico precedente, aveva cercato di focalizzare l’attenzione
sul fatto che noi cristiani "senza domenica non possiamo vivere", possiamo dire che
questa 25.ma edizione ha invece guardato al riflesso che della domenica arriva sui
giorni feriali, sulla settimana lavorativa: arriva lì dove vive l’uomo, dove lavora,
dove ama, dove conosce la fragilità, dove insieme ad altri è chiamato a costruire
relazioni e città. E’ stato significativo notare come, tanto negli interventi dei
vescovi, nelle omelie, quanto in quelle dei relatori nei momenti di approfondimento,
ci sia stata questa attenzione a "leggere" l’Eucarestia, a mettersi davanti al Mistero
dell’Eucarestia con la vita dell’uomo del nostro tempo, la nostra vita, dando la priorità
proprio a Gesù Cristo, cercando poi di vedere che cosa questo poteva voler dire appunto
nella vita ordinaria, negli atteggiamenti, negli stili di vita, nel rapporto con gli
altri.
D. – Che bilancio possiamo fare invece dei momenti più devozionali,
più popolari di questa settimana di Congresso, come le Adorazioni eucaristiche, la
processione eucaristica che ha animato il centro di Ancona?
R. – Sono
convinto che chiunque abbia avuto modo di partecipare o anche di seguire attraverso
le dirette televisive questi momenti, non poteva non restare colpito dalla partecipazione
a questi momenti. Il popolo di Dio che è la Chiesa, la nostra Chiesa, quel tessuto
fatto dalla parrocchia, fatto dai fedeli di tutti i giorni, ha saputo aderire a queste
iniziative. Il silenzio, il canto, la preghiera, l’adorazione, le tappe della Via
Crucis, immedesimarsi nella vita di Cristo, credo siano state una testimonianza enorme
di un popolo che è alla ricerca di riferimenti, che intuisce ed esprime che questi
riferimenti riportano proprio alla sorgente eucaristica, al Cristo Signore.
D.
– Che tappa è stata Ancona nell’attività dei vescovi italiani?
R. –
Partiamo comunque da una riscoperta di fede, nella misura in cui diciamo a noi stessi,
e quindi agli altri, che il primato nella nostra vita rimane una riscoperta di Dio,
un far posto a Lui. Qui, ad Ancona, emerge la volontà di ripartire con questo compito,
tante volte così difficile, oltre che delicato, con rinnovata fiducia, con la fiducia
che viene proprio da un’esperienza di fede condivisa e vissuta nella ferialità. Come
più volte abbiamo sentito dire in questi giorni, diventa decisivo, come in tutti i
Convegni, quello che è il “dopo”. E da Ancona la Chiesa italiana riparte, dicendo
a se stessa innanzitutto, e quindi al Paese, che il “dopo” dovrà essere segnato da
momenti di silenzio, di adorazione, di contemplazione, di preghiera personale e comunitaria.
(ap)