2011-09-13 14:55:16

Crisi economica: si rafforza il ruolo della Cina a livello internazionale


Fonti del Tesoro italiano hanno confermato l'incontro, la scorsa settimana, tra il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ed una delegazione di investitori cinesi. Nessun commento sull'oggetto dei colloqui che, secondo le indiscrezioni del "Financial Times", potrebbe riguardare l’acquisto di titoli pubblici italiani da parte di Pechino. Quali gli scenari che si aprono a questo punto? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Luigi Campiglio, docente di Politica Economica presso l’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – Si apre uno scenario, nel breve periodo, incoraggiante, perché se davvero la Cina è intenzionata ad impegnarsi ad acquistare titoli di Stato italiani, questo avrà un effetto diretto sulla facilità o difficoltà di collocare il debito; ma soprattutto avrà un effetto altrettanto diretto e più importante sui mercati, nel momento in cui sono consapevoli che dietro potrebbe esserci la Cina.

D. – Il fatto che la Cina sia così presente in Europa potrà avere ricadute anche sulla produzione industriale del “Vecchio Continente”?

R. – Un effetto potrebbe averlo e potrebbe essere forse più positivo di quanto molti ritengano. Infatti, molte aziende italiane già sono in Cina ed alcune stanno lavorando molto bene. Nel momento in cui la Cina, che "siede" su un volume di riserve straordinario, si propone come interlocutore anche sul piano manifatturiero con delle joint venture, la questione diventa veramente interessante.

D. – La Cina ha già acquistato il debito americano, quello della Grecia ed è molto presente nel continente africano. Non si rischia di spostare il baricentro economico internazionale troppo verso Oriente?

R. – Non credo che ci sia un pericolo così forte al momento. Vedo soprattutto la possibilità di decongestionare in tempi molto brevi una situazione che per l’Europa, ed anche l’Italia, è effettivamente di febbre alta. Una volta che la febbre fosse tornata normale, a quel punto noi dovremmo pensare seriamente di riportare in particolare il debito pubblico in proporzioni più ragionevoli per gli obiettivi di crescita che a quel punto sono anche favoriti dalla presenza cinese.

D. – Decongestionare va bene, però, un prezzo da pagare ci sarà pure. Qual è?

R. – Il prezzo da pagare ci sarà, ma è un prezzo a medio termine. Lo si vede molto concretamente nel caso americano. In quel caso è accaduto, infatti, che per almeno dieci anni la ripresa americana fino all’apice della crisi sia stata sostanzialmente finanziata dall’eccesso di risparmio cinese. Questa è una tesi cara a Bernanke, che è l’attuale governatore della Riserva Federale Americana, ed è vero. Se lei guarda i flussi, questo è vero. La colpa della politica americana è stata di consentire che tutto questo diventasse la norma. Ora, è evidente che gli Stati Uniti hanno vissuto, come si usa dire, al di là delle proprie risorse per troppi anni.

D. – E c’è il rischio, secondo lei, che questo diventi una norma anche in Europa?

R. – Il rischio c’è, ma dipende da noi: siamo noi quelli che possono costruire o disfare il proprio destino.(ap)







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