2011-09-12 14:50:12

In 10 anni oltre 500 operatori dei media uccisi nel mondo


Negli ultimi 10 anni più di 500 giornalisti e operatori di mezzi di comunicazione sono stati uccisi. Molti altri sono stati feriti, hanno subito intimidazioni, sequestri, detenzioni illegali. Per riflettere su questi dati e individuare modalità per garantire la sicurezza e la libertà di espressione, l’Unesco ha organizzato un incontro domani e dopodomani a Parigi. Da rilevare tra l’altro che la maggior parte degli attacchi non colpiscono corrispondenti di guerra ma giornalisti che lavorano nei loro Paesi, spesso in tempo di pace. Debora Donnini ha intervistato Domenico Affinito, vicepresidente di Reporter senza frontiere in Italia:RealAudioMP3

R. - Gli ultimi 10 anni sono stati particolarmente difficili per il mondo dell’informazione e questo per tanti motivi: da una parte sicuramente i conflitti aperti (solo in Iraq sono morti quasi 80 giornalisti, dal 2003 ad oggi); dall’altra, però, c’è anche il problema degli altri Paesi, di quelli del sud del mondo, dove si sono verificati numerosi omicidi, ferimenti, rapimenti e aggressioni senza che ci fosse un conflitto in atto. E questo perché dal 2001 ad oggi, la qualità della libertà di stampa e di espressione è peggiorata in tutto il mondo: l’attenzione è spasmodica. Soprattutto nella fase iniziale, dopo l’attacco alle Torri Gemelle, da parte del mondo occidentale c’è stato un chiudersi in se stesso per difendersi rispetto ad un attacco esterno e questo ha fatto calare anche l’attenzione - oltre che alcuni fondi - rispetto ai diritti civili e a tutto il mondo che si muoveva per la difesa dei diritti civili, appunto, nel resto del mondo. E’ stato un effetto a catena. Questo ha quindi peggiorato, gradualmente e costantemente, in questi ultimi dieci anni la libertà di stampa e di espressione.

D. - Si registrano appunto anche molte intimidazioni...

R. - L’esplosione dei casi di censura, di aggressione, di rapimento, di attacchi anche a sedi di giornali, etc… Questi dati sono esplosi negli ultimi 10 anni e questo pone un grandissimo freno alla libertà di stampa e di espressione, perché impedisce di fatto ai giornalisti di poter poi operare e causa una autocensura fortissima: anche perché per quei pochi che, invece, non accettano di stare a queste condizioni e non si fermano davanti alle minacce, davanti ai soprusi, continuando a fare il proprio mestiere - e ce ne sono - il passo successivo è la morte. (mg)







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