Dieci anni dopo l’11 Settembre, l’America si ritrova unita nel silenzio e nella
preghiera
“Dopo la notte del pianto spunta l’alba della gioia”. Il presidente degli Stati Uniti
Barack Obama ha citato questo passo della Bibbia per sottolineare la voglia di rinascita
del popolo americano, a dieci anni dalla tragedia dell’11 settembre. Lo ha fatto parlando,
ieri sera, al Kennedy Center di Washington al termine di una giornata intensa vissuta
con particolare commozione a New York, Washington e in Pennsylvania i tre luoghi degli
attacchi terroristici di 10 anni fa. Centro delle commemorazioni è stato “Ground Zero”
a New York dove è stato inaugurato il memoriale che ricorda le 3 mila vittime innocenti
degli attentati. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Suono
di violino Il rumore dell’acqua delle grandi fontane, il suono struggente
del violino, il tintinnio della campana della memoria. E soprattutto il silenzio.
Un silenzio colmo di significato che ha contraddistinto la cerimonia a “Ground Zero”.
Un luogo che molti newyorkesi hanno ribattezzato “Ground Hero” in onore dei tanti
eroi - vigili del fuoco, poliziotti e comuni cittadini - che hanno sacrificato la
propria vita per salvare quella degli altri. E il silenzio, ieri, ha avuto anche le
note di “The Sound of Silence”, eseguita da Paul Simon in uno dei momenti più toccanti
della giornata:
“The Sound of Silence” A molti era
dispiaciuto che l’amministrazione del sindaco Bloomberg non avesse invitato i leader
religiosi all’inaugurazione del Memoriale. Questa assenza non ha, tuttavia, impedito
che il richiamo a Dio, alla dimensione spirituale fosse fortemente presente in tutti
i momenti della cerimonia. Molti parenti delle vittime - assieme alle foto dei propri
cari e alla bandiera americana - portavano con sé una croce. Anche le letture scelte
per l’occasione hanno avuto un forte contenuto religioso:
“God is
our refuge and strength…” “Dio è il nostro rifugio e la nostra forza
– ha detto il presidente Barack Obama, leggendo un passo del Salmo 46 – perciò noi
non temeremo anche quando fosse sconvolta la terra”. Il suo predecessore, George W.
Bush, ha scelto il passo di una lettera del presidente Lincoln ad una madre che aveva
perso cinque figli nella Guerra Civile. Anche qui, è risaltato il richiamo a Dio come
Consolatore nelle tribolazioni:
“I pray that our Heavenly
Father…” “Prego che il Signore possa alleviare l’angoscia del Vostro
lutto e lasciarvi solo la cara memoria di quanto avete amato e perduto”. Commossa
l’invocazione a Dio di Rudolph Giuliani, il sindaco di New York all’epoca dell’11
settembre, che ha ricordato innanzitutto le famiglie delle vittime che quel
giorno hanno visto sconvolta la loro vita per sempre:
“God bless
every soul that we lost…” “Dio benedica ogni vita che abbiamo perduto
– ha detto Giuliani – Dio benedica tutti i familiari che hanno dovuto sopportare questa
perdita”. E proprio la lettura dei nomi delle vittime da parte dei parenti è stato
il momento più commovente. Quest’anno poi sono state ricordate tutte le vittime degli
attentati dell’11 settembre, non solo quelle di New York, e assieme a loro le vittime
dell’attentato del 1993 al World Trade Center. 2983 nomi di oltre 90 nazionalità,
che hanno reso evidente come l’11 settembre non sia stato solo un attacco contro l’America
ma contro tutta l’umanità:
…and my beautiful daughter Laura
Angilletta. Laura, we love you. We miss you. Laura ti voglio tanto bene. Sarai sempre
nel mio cuore…
“Caro papà – ha detto un bambino di 10 anni
leggendo il nome del padre – non ho potuto conoscerti, ma voglio che tu sappia quanto
è brava la mamma a crescermi”. “Avrei voluto che mio padre – ha detto un altro ragazzo
– mi insegnasse a giocare a baseball, a guidare, a invitare a cena una ragazza”.
New
York, la città che non dorme mai, ieri si è fermata e nel silenzio si è ritrovata
per guardare con rinnovata speranza al futuro.