2011-09-11 13:47:41

L'arcivescovo di Monaco apre l'Incontro interreligioso della Comunità di Sant'Egidio: non smettiamo di lottare per la pace


Apertura oggi a Monaco, in Germania, dell’annuale incontro interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. A 25 anni dalla Preghiera per la pace voluta ad Assisi da Giovanni Paolo II, leader delle religioni mondiali, uomini politici e di cultura provenienti da tutto il mondo, si ritrovano nella città bavarese per affrontare temi cruciali e di estrema attualità, a cominciare dall’anniversario dell’11 settembre. Da Monaco la nostra inviata Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

“La memoria di dieci anni fa ci spinge a non smettere di lottare per la pace”. Il cardinale arcivescovo di Monaco, Reinhard Marx, ha ricordato così gli attentati dell’11 settembre durante la Messa che, questa mattina nella cattedrale, alla presenza dei rappresentanti delle Chiese cristiane e delle comunità ecclesiali, ha simbolicamente aperto questi tre giorni di lavori. “Sappiamo che i conflitti accompagnano la storia dell’uomo – ha continuato il porporato – ma non devono scoraggiarci e non devono spingerci a smettere di costruire la pace”. Nel pomeriggio vi sarà l’apertura ufficiale dell’incontro affidata all’assemblea che vedrà gli interventi, tra gli altri, del presidente della Repubblica federale di Germania Christian Wulff, del cardinale Marx e del fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Sarà però alle 14.46 il momento più atteso della giornata. Quando a New York saranno le 8.46, l’ora dell’attacco alle torri gemelle 10 anni fa, i leader di tutte le grandi religioni si riuniranno in Marstallplatz. In collegamento video con Ground Zero si assisterà alla cerimonia in memoria degli attentati dell’11 settembre. Alla comunità di Sant’Egidio e ai partecipanti dell’incontro di Monaco, è giunto un messaggio dell’arcivescovo di New York, Timothy Dolan. “C’è un solo destino comune per tutti – scrive l’arcivescovo – vivere insieme in solidarietà. C’è la responsabilità di coltivare insieme una cultura della speranza, la civiltà dell’amore, la cultura della vita. I prossimi 10 anni di questo secolo – conclude il porporato – non possono essere come i primi. La pace deve regnare”. Domani inizieranno i panel, oltre trenta, e i forum, che affronteranno tra i molti temi, quello della Primavera araba con rappresentanti di Egitto, Siria, Libia, Tunisia e Libano, quello dell’unità dei cristiani e, soprattutto, quello del fondamentale ruolo delle religioni per la convivenza.

In questi dieci anni di conflitti è sembrato più volte che fosse impossibile ritenere il dialogo un’efficace risposta all’odio e alla violenza. Nonostante tutto, però, la Comunità di Sant’Egidio ha continuato a riproporre senza sosta lo “spirito di Assisi”, come spiega il suo presidente Marco Impagliazzo al microfono di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

R. – Abbiamo cercato in questo decennio di continuare a ricucire quel tessuto di convivenza, di coabitazione e di rispetto reciproco, ma anche di simpatia tra i popoli che, piano piano, si era andato lacerando per via delle minacce del terrorismo e delle reazioni che ci sono state, reazioni militari al terrorismo. In questi dieci anni si è lavorato tanto per riportare nel mondo quella simpatia, quello sguardo umano, direi evangelico, su tante situazioni, su tanti popoli, che ormai mancava. Ci siamo troppo concentrati su noi stessi, sulle nostre paure e abbiamo lasciato cadere quella parte del mondo più povera, che ha sofferto ancora di più a causa delle nostre distrazioni.

D. – Il percorso che in questi anni la Comunità di Sant’Egidio ha fatto è sempre stato un percorso coerente, a dispetto delle critiche che ci sono state di poca concretezza…

R. – Il nostro faro è stato guardare al cuore dell’uomo, che ha bisogno sempre di conversione, ma ha bisogno soprattutto di amore. Poi ci sono state le grandi parole di incoraggiamento del beato Giovanni Paolo II, che è stato l’ultimo grande profeta che ha cercato di opporsi ad ogni scontro di civiltà e ad ogni nuova guerra, che ha definito sempre “un’avventura senza ritorno”. C’è stato poi il sostegno di tante persone, credenti e non, presenti con noi a Monaco per provare a guardare i prossimi 10 anni con occhi totalmente diversi, con occhi che ci dicono che siamo destinati - come dice il titolo del nostro incontro – a vivere insieme.

D. – Un evento straordinario di questa edizione dell’incontro per la pace: il collegamento con New York per la cerimonia di ricordo di quello che accadde 10 anni fa …

R. – Un momento in cui mettere da parte ogni sentimento di vendetta o di odio: noi dobbiamo rispettare anzitutto il dolore dei parenti delle vittime e le vittime stesse. Sono stati pubblicati, proprio in questi giorni, gli ultimi messaggi che molte delle vittime delle Twin Towers hanno inviato prima di morire: sono tutti messaggi che raccolgono preghiere, saluti ai familiari. Non c’è nessun spirito di vendetta e nessuna parola di odio in quei messaggi. In quello spirito, che è lo stesso e che abbiamo tutti vissuto proprio in quelle ore tragiche, ci siamo uniti agli americani: abbiamo detto “siamo tutti americani”; abbiamo provato una forte compassione per il dolore della gente. Occorre ricordare quei sentimenti positivi, seppur nella tristezza, e far forza sulla compassione e sull’amore per andare avanti e costruire un mondo migliore.

D. – In questi tre giorni di lavori, ci sarà un altro appuntamento molto 'forte' sul piano emotivo: la visita al campo di Dachau, guidata dal cardinale Etchegaray…

R. – Dachau è tanto vicino a Monaco, questo campo ricorda non soltanto la sofferenza degli ebrei, ma anche il martirio di tantissimi cristiani, di tutte le confessioni. Accanto al cardinale Etchegaray ci saranno vescovi di altre comunità, ortodossi ed evangelici, perché Dachau rappresenta anche questo: un simbolo dell’unità dei cristiani nel martirio. Noi vorremmo portare soprattutto i giovani – sia tedeschi che di ogni parte d’Europa – che si uniranno al nostro convegno: saranno loro i protagonisti di questo pellegrinaggio per dire che certe cose non devono più accadere e che l’Europa che abbiamo costruito nella pace e nell’unità deve essere sempre più rafforzata. (mg)







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