Religioni e culture in dialogo: incontro promosso dalla Comunità di Sant'Egidio a
Monaco di Baviera
L’augurio è che si possa dire concluso un decennio fatto di guerre e violenza. E’
la speranza che conduce in Germania la comunità di Sant’Egidio che, da domani al 13
settembre, si ritroverà a Monaco di Baviera per il consueto Incontro internazionale
di preghiera per la pace, quest’anno dal titolo “Bound to live together. Religioni
e culture in dialogo”. A 25 anni dal primo grande incontro mondiale interreligioso
voluto da Giovanni Paolo II ad Assisi, a 10 anni dagli attacchi dell’11 settembre,
e a poco più di un mese dal nuovo appuntamento per la pace che vedrà Benedetto XVI
ad Assisi, la Comunità di Sant’Egidio intende riaffermare il suo ruolo di “artigiana
del dialogo tra le religioni”. Lo conferma il portavoce Mario Marazziti, intervistato
da Francesca Sabatinelli:
R. – Io credo
che siano tutti un po’ più grandi, 25 anni dopo. E’ un fatto straordinario, che è
diventato parte del Dna del nostro mondo: senza dialogo tra gli uomini e le donne
di religione, senza dialogo tra le culture ed anche con la cultura laica, il nostro
mondo non sa trovare una risposta a come vivere nella globalizzazione con un’anima.
D. – L’11 settembre sarà presente a Monaco con una importante cerimonia
e con un collegamento con New York…
R. – Il collegamento sarà all’ora
esatta dell’attacco terribile alle Torri Gemelle, ci sarà una cerimonia di solidarietà
con le vittime dell’11 settembre, ci saranno i parenti di alcune delle vittime che
testimonieranno da Ground Zero, soprattutto io credo che in quel momento - noi tutti
- capiremo come l’unica risposta all’11 sia quella di non dare ragione alla logica
dello scontro, che è quello che i terroristi volevano, ma iniziare davvero un tempo
in cui ricostruiamo le ragioni del vivere insieme.
D. – I dieci anni
passati sono stati anni difficili e sono stati anni di guerra, della cosiddetta guerra
al terrore che ha prodotto ben due conflitti – pensiamo all’Afghanistan e pensiamo
all’Iraq. Il 2011 è iniziato invece con una primavera, la primavera dei Paesi arabi.
Il dialogo sembrava prima morto e ora sembra riprendere fiato: di tutto questo cosa
ci sarà a Monaco?
R. – Io direi che il dialogo sembrava morto solo negli
opinion leader e in chi ha rinunciato a pensare. Mi riferisco a persone di grande
prestigio che hanno purtroppo portato l’Europa e il mondo occidentale a pensare che
lo scontro fosse l’unica soluzione. Abbiamo all’attivo un passivo di due guerre e
abbiamo 137 mila vittime civili, oltre a tutte le vittime militari: è un bilancio
terribile, fallimentare… Penso allora che chi ha sbeffeggiato il dialogo non sapeva
di cosa stesse parlando. In questa situazione noi oggi abbiamo all’attivo la primavera
araba, una grande spinta di libertà. Avremo testimoni dalla Tunisia, dall’Egitto e
dagli altri Paesi arabi, testimoni della piazza di questa spinta di libertà. Al tempo
stesso viviamo la crisi della grande economia mondiale: la crisi finanziaria, la crisi
dei mercati, la crisi di identità. Anche qui ci interrogheremo sul ruolo dell’Europa,
sul ruolo del mondo e quindi su come costruire una economia dal volto umano.
D.
– Non possiamo non ricordare anche la presenza di leader religiosi, di tutte le religioni…
R.
– Dall’Al-Azhar del Cairo, ad Israele con il Rabbino capo d’Israele Metzger; ci saranno
rappresentanti musulmani da tutto il mondo; 15 patriarchi e cardinali; il Patriarcato
di Mosca, il Patriarcato di Romania con il patriarca Daniel, e ancora tanti leader
che sono opinion leader o comunque persone a cui guarda l’Europa. Penso ad Angela
Merkel, che avrà un incontro pubblico con Andrea Riccardi su come uscire dalla crisi;
penso all’Italia e al fatto che verranno il ministro degli Esteri Frattini e il ministro
dell’Economia Tremonti. E’ un segnale di come stiamo cercando insieme una soluzione.
(mg)