2011-09-10 14:29:41

Mostra del Cinema di Venezia: consegnati i premi delle Giurie di ispirazione cattolica


Consegnati questa mattina alla Mostra del Cinema di Venezia i premi delle Giurie di ispirazione cattolica, che hanno riconosciuto i valori di due fra le pellicole maggiormente applaudite e apprezzate: “Faust” del russo Sokurov e “A simple life” della cinese Ann Hui, riconoscendo la vitalità e la forza della cinematografia di questi due importanti Paesi. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Hanno visionato tutti i film in concorso e dunque lavorato intensamente. Sono le diverse giurie che alla Mostra cercano di valorizzare e mettere in luce quei film capaci, pur nella libertà dell’artista, di promuovere i valori umani secondo le indicazioni sempre valide della cultura cattolica. Davvero internazionale, rappresentando diverse culture, è la Giuria Signis, che ha premiato all’unanimità “Faust”, la complessa e monumentale opera del russo Aleksandr Sokurov, uno dei film più applauditi e apprezzati. Massimo Giraldi, giurato, ne spiega le ragioni:

“Il Faust, come dice il titolo stesso, è ispirato al Faust di Goethe, ma quello che conta in questo caso è veramente la messa in scena del film. Si tratta di una grandissima opera di tipo visivo: non solo contenutistico – e questo forse già lo sapevamo – ma certamente di tipo visivo. Sokurov è riuscito a mettere in immagini la difficoltà, ma anche la bellezza di un poema che, solamente a leggerlo, fa venire un po’ i brividi. L’impresa è titanica, ma Sokurov ci riesce grazie ad una unione tra pittura, tra letteratura e tra architettura, perché ci sono degli interni e degli esterni molto belli… Quindi la sua capacità di risolvere quest’argomento molto intenso è veramente encomiabile e – direi – straordinaria. Sokurov rende visibile ciò che è invisibile a occhio nudo. Si parla della coscienza dell’individuo ed è un viaggio attraverso il bene e il male, alla luce e all’ombra della vita di tutti i giorni. Non ha soltanto una collocazione storica, ma è proiettato più ampiamente in tutte le epoche possibile della vita dell’uomo. Un inno alla capacità dell’uomo di sopravvivere anche nei momenti più bui della propria storia. La stessa giuria ha poi dato una menzione ad un altro film in concorso, che è il film 'A simple life': un film che con grande delicatezza affronta il tema della vecchiaia, affronta il tema della capacità da parte della persona di finire con dignità i propri giorni”. (mg)

La Giuria del Premio La Navicella della Fondazione Ente dello Spettacolo e Rivista del Cinematografo, presieduta da mons. Dario Viganò, ha in parte giudicato sulla stessa linea: premiato, infatti, “A simple life”. Miriam Mauti, giurata, ci racconta perché si è voluto dare il riconoscimento a questo film della cinese Ann Hui:

“E’ un film che racconta con leggerezza e con malinconia il percorso di una domestica che va incontro alla fine della vita, in una casa di riposo, accudita in qualche modo da quello che è stato il suo ultimo datore di lavoro che sa riconoscere il debito di affetto e di riconoscenza che lui e la sua famiglia hanno verso questa donna che gli ha dedicato una vita di lavoro. Questo percorso è raccontato dalla regista con uno sguardo partecipe e non nasconde i lati anche meno piacevoli della vecchiaia ma che sa mettere in evidenza l’umanità e la solidarietà che gli ospiti di questa casa di riposo e che i membri per cui ha lavorato la protagonista sanno dimostrare. Quindi un film che in qualche modo riconcilia con la forza dei valori della vita, con i valori più profondi della vita”. (bf)

Infine, il Premio dedicato al padre gesuita Taddei, che conferma la scelta precedente, come spiega il presidente della Giuria, Paolo Mereghetti:

“Il premio vuole privilegiare i film che hanno dei valori umani e che li trasmettono con un linguaggio particolarmente interessante e il film della regista di Hong Kong Ann Hui unisce proprio queste due qualità. C’è la capacità di Anne Hui di raccontarci una storia che potrebbe diventare lacrimosa ma che non lo sarà mai, perché la racconta con una malinconia, ma anche con una partecipazione straordinaria e sa fonderla anche con il proprio occhio documentario perché la vita all’interno di questa casa di riposo è spesso raccontata con partecipazione, qualche volta anche con un sorriso, qualche volta anche con una mezza risata e altre volte con una forza realistica straordinaria”. (bf)







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