2011-09-09 13:46:15

Sud Sudan: l’incoraggiamento dei vescovi per una riconciliazione politica


“Siamo incoraggiati dai tentativi di ampliare nel governo la rappresentanza delle diverse regioni. La nascita di un governo più rappresentativo della complessa realtà nazionale alimenta la speranza in una nuova fase di riconciliazione nazionale”. È quanto sostenuto dai vescovi del Sud Sudan in un testo diffuso ieri, al termine della prima Assemblea plenaria dopo l’indipendenza del Paese, nel luglio scorso. I presuli, riferisce l’agenzia Misna, salutano così la formazione del nuovo Esecutivo caratterizzato da una riduzione del numero degli esponenti della comunità dinka, la più numerosa del Sud Sudan, accusata da altri gruppi di egemonizzare le strutture dello Stato. Nel testo si evidenzia la necessità di una riconciliazione a livello nazionale, che coinvolga le 60 comunità del Paese: “50 anni di conflitti hanno lasciato ferite profonde nella popolazione - riferiscono i vescovi - e altri conflitti sono in corso anche adesso”. I vescovi esprimono quindi una “preoccupazione particolare” per le violenze tra le comunità nuer e murle che hanno causato ad agosto centinaia di vittime. Secondo un rapporto pubblicato in settimana dall’Ufficio dell’Onu per il coordinamento dell’assistenza umanitaria (Ocha), rivolte armate e scontri tra comunità hanno causato negli ultimi mesi 1500 vittime e 73mila sfollati. Nel messaggio si fa riferimento anche alle difficili relazioni con Khartoum: i vescovi ricordano i “tragici avvenimenti” in corso nel Darfur, nel Sud Kordofan e nel Nilo Blu. “Ingiustizie e scontri armati in queste regioni al di là del confine con il Sudan - scrivono i vescovi - ostacolano la pace anche nel nostro Paese”. Il Sud Sudan è divenuto indipendente da Khartoum dopo una guerra civile durata più di vent’anni (1983-2005) e la vittoria schiacciante dei “sì” a un referendum sull’autodeterminazione che si è svolto nel gennaio scorso. (G.I.)







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