2011-09-09 15:17:16

Siccità nel Corno d'Africa: violenze contro i profughi affamati


E’ sempre drammatica la situazione umanitaria in Somalia. Nella sola Mogadiscio si stima che si siano riversate oltre 120 mila persone in fuga dalla carestia. Una situazione che il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (Cisp), Ong che opera in Somalia da oltre 20 anni, ritiene in peggioramento almeno fino al dicembre di quest’anno. Attualmente Mogadiscio è sotto il controllo del governo di transizione, ma molte aree del Paese sono ancora in mano agli estremisti islamici "Shabab" e lì resta difficoltoso far giungere gli aiuti. Oltre alla grave carestia, a suscitare l’allarme internazionale sono gli episodi di violenza che vengono commessi quotidianamente a danno dei rifugiati, tanto che lo stesso comandante dell'Amisom, il contingente internazionale dell’Unione Africana, ha richiesto il dispiegamento di altri 3 mila uomini. Proprio sul cibo e sugli aiuti, inoltre, incombe nella capitale la piaga della corruzione. Stefano Leszczynski ha intervistato Rosaia Ruberto, coordinatrice dei programmi del Cisp in Somalia.RealAudioMP3

R. – La situazione a Mogadiscio è veramente drammatica. Le Nazioni Unite hanno dichiarato una sesta regione in stato di carestia. Gli sfollati continuano ad arrivare a Mogadiscio sperando di poter accedere almeno a un minimo di assistenza, tutti i giorni. Attualmente ci sono 190 campi di insediamenti spontanei di sfollati che a migliaia continuano ad arrivare dalle zone colpite.

D. – Poi ci sono molti centri in cui resta ancora difficilissimo poter giungere con i soccorsi…

R. - In Somalia attualmente il territorio più accessibile è nelle zone controllate dal governo transitorio, che sono aumentate a partire da luglio, ma molte zone rimangono inaccessibili per il personale espatriato.

D. - Qual è la situazione sanitaria?

R. – La situazione è veramente molto grave. Ci sono i rapporti dei nostri operatori sanitari che ci avvertono che non riescono assolutamente a far fronte alle richieste. Operatori che devono assistere, purtroppo, alla morte di bambini tutti i giorni, perché nonostante noi forniamo medicinali e supportiamo queste strutture, la situazione si è talmente aggravata che noi non abbiamo potuto subito avere accesso a fondi sufficienti per coprire tutte le esigenze.

D. – Oltre alla situazione della carestia e del conflitto, ci sono altre emergenze che riguardano categorie sociali molto deboli come le donne, i bambini…

R. – Effettivamente questo è un problema grave. Si stanno lanciando varie iniziative di sensibilizzazione, di formazione del personale, e per la creazione di centri comunitari di protezione perché crediamo molto nella capacità della comunità stessa di proteggere i propri membri più deboli. Questi sono interventi un po’ più a medio lungo termine, non è qualcosa che si risolve dall’oggi al domani. (bf)







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