2011-09-09 15:25:22

Obama presenta il piano da 447 miliardi di dollari contro la crisi


Presentato ieri al Congresso americano dal presidente Obama il piano anti-crisi da 447 miliardi di dollari. Due gli obiettivi importanti: dimezzare le tasse per lavoratori e piccole e medie imprese e ridurre il deficit, per rimettere in sesto la situazione dei conti pubblici. Forte, inoltre, l’appello ad accantonare le divergenze politiche per agire subito; ma i repubblicani non ci stanno e parlano di retorica. Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

Trenta minuti per disegnare il profilo del piano destinato a rilanciare crescita e occupazione. E’ un Obama preoccupato, quello che si è presentato davanti al Congresso; ben cosciente delle difficoltà in cui versa il Paese, ma colmo di speranza e soprattutto audace nella richiesta di concretezza. Basta col ''circo politico'' – ha detto – è necessario agire subito per aiutare l'economia. E’ necessario accantonare le divergenze. Come? Con atti concreti; con un piano che vuole ''rimettere al lavoro gli americani e che vuole rimettere soldi nelle loro tasche''. Con un piano che si concretizza in due ambiziosi obiettivi: dimezzare le tasse per lavoratori e piccole e medie imprese per complessivi 70 miliardi e ridurre il deficit, per rimettere in sesto la situazione dei conti pubblici. Altro punto forte dello ''Jobs Act'' è la spesa per le infrastrutture, pari a 140 miliardi di dollari. Aumentato complessivamente di 8 miliardi il credito di imposta a favore dei disoccupati da lungo tempo. Al sistema scolastico nazionale saranno destinati 30 miliardi, 35 miliardi agli stipendi di insegnanti e poliziotti. Stanziati anche 15 miliardi per favorire il riacquisto da parte dei proprietari della case pignorate dalle banche. Da qui - è convinto il presidente - dovrebbe arrivare l'auspicata scossa, che riporterà l'America e la sua economia ''al top''. Parole di speranza, dunque, le sue, bollate come pura retorica, invece, da parte dei Repubblicani, convinti che con il piano Obama non verrà creato un solo posto di lavoro. Una posizione, questa, che fa temere la stessa impasse che ha vissuto il Congresso il mese scorso, quando le posizioni divergenti tra i due schieramenti sull’innalzamento del tetto del debito, aveva rischiato di paralizzare il Paese.

Siria
In Siria ennesimo venerdì di proteste convocate dagli attivisti sui social network. Testimonianze provenienti da Aleppo parlano di oltre 3000 manifestanti nella piazza centrale della città e all'uscita della principale moschea. Migliaia di dimostranti davanti alle moschee anche a Deraa, nel sud del Paese. Le manifestazioni di oggi sono dedicate alla richiesta di protezione internazionale avanzata da diversi gruppi di opposizione, che si sono rivolti all’Onu per ottenere l’invio di una “missione permanente di osservatori”. Tuttavia, solo ieri la Russia ha ribadito l'intenzione di ricorrere al veto contro qualsiasi ipotesi di sanzioni a carico di Damasco.

L’Interpol spicca un mandato di arresto internazionale contro Gheddafi
Gli insorti libici hanno preso il controllo della Valle Rossa e si avvicinano a Sirte, una delle ultime roccaforti dei fedeli a Gheddafi. Intanto, scadranno sabato gli ultimatum per la resa lanciati dai ribelli alle città lealiste di Sirte, Sebha e Bani Walid. Mentre l’Interpol estende la caccia a Gheddafi in tutto il mondo. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

La sorte di Gheddafi, che al momento rimane ignota, diventa questione di interesse per tutti i 188 Paesi aderenti all’Interpol. L’organizzazione internazionale di polizia ha emessso oggi un ordine di arresto nei confronti dell’ex rais, del figlio Saif al-Islam e di Abdullah al-Senussi, capo dei servizi segreti del regime, su richiesta del procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo. Caccia al colonnello che non si ferma sul territorio libico con gli insorti che hanno creato un'unita' speciale incaricata di trovarlo. Intanto, le truppe del Consiglio Nazionale di Transizione si preparano a lanciare assalti contro le ultime roccaforti lealiste. Le città di Sirte, Sebha e Bani Walid hanno ormai solo un giorno di tempo per deporre le armi, dato che scadrà domani l'ultimatum lanciato dai ribelli. E dalle nuove autorità libiche arriva anche l’allarme per la possibilità che parte dell’arsenale dell’esercito sia finito nelle mani di organizzazioni terroristiche, mentre immense ricchezze sarebbero state trafugate dalla casse dello Stato dallo stesso Gheddafi e dalla sua famiglia.

Afghanistan
Il 9 settembre del 2001 veniva assassinato, da due presunti membri di al Qaeda, Ahmed Shah Massoud, conosciuto come il ''Leone del Panjshir'', eroe nazionale afghano e comandante dei mujaheddin dell’Alleanza del Nord, che negli anni '80 combatterono le truppe di occupazione sovietiche. A dieci anni dalla sua uccisione questa mattina si è tenuta una cerimonia commemorativa al palazzo presidenziale di Kabul. All’evento sono intervenuti 200 fra alti responsabili governativi afghani, compagni di Massoud, alti ufficiali dell'Isaf e i rappresentanti della diplomazia internazionale. Generale la sorpresa per l’assenza del presidente Hamid Karzai.

Nigeria
Non si ferma la violenza interetnica in Nigeria. Nove persone sono state uccise, fra le quali sette bambini della stessa famiglia, in un attacco avvenuto nella notte alla periferia di Jos, nello Stato centrale del Plateau. L’eccidio ha avuto luogo in una zona popolata principalmente da cristiani e secondo il portavoce del governatore locale potrebbe essere stato motivato dalla ricerca di pascolo nella regione. Lo stesso arcivescovo di Jos, Ignatius Kaigama, ha più volte sottolineato che non si tratta di scontri interreligiosi, ma di violenze interetniche causate da motivi economici. Dietro questi massacri – afferma il presule – c’è una situazione di povertà che il governo locale non affronta. La zona di Jos, che si trova all'incrocio tra il nord a maggioranza musulmana a il sud prevalentemente cristiano, è regolarmente scossa da violenze interetniche legate al controllo delle risorse naturali.

Turchia annuncia scorta militare per navi dirette a Gaza
Il premier della Turchia, Tayyip Erdogan, ha autorizzato le navi da guerra di Ankara a scortare i convogli umanitari turchi diretti a Gaza. “Non lasceremo che queste navi vengano attaccate da Israele come avvenne con la Freedom Flottilla”, ha spiegato Erdogan dopo pochi giorni dall’annuncio della sospensione degli accordi militari e commerciali tra i due Paesi. La decisione del capo del governo turco alimenta la crisi diplomatica tra Ankara e Tel Aviv scoppiata con l’assalto dei militari israeliani alla nave Mavi Marmara, costato la vita a otto militati pro-palestinesi.

Onu –Palestina
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha ribadito il suo sostegno alla creazione di uno Stato palestinese. Uno stato che “dovrebbe esistere da molto tempo”, ha sottolineato la guida delle Nazioni Unite. La dichiarazione giunge a pochi giorni dalla presentazione della richiesta da parte dei palestinesi di adesione all’Onu come Stato membro. Candidatura che registra il parere negativo degli Stati Uniti.

Usa- blackout
Un gigantesco blackout ha colpito nelle ultime ore il sud della California, l’Arizona e anche una parte del Messico, nella Baja California. Cinque milioni le persone coinvolte: traffico autostradale in tilt per il buio, voli cancellati all'aeroporto internazionale di San Diego, distribuzione di acqua e gas sospesa in varie zone. A causare il disastro sarebbe stato un addetto che in una centralina in Arizona avrebbe attivato una procedura sbagliata. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 252







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