2011-09-09 14:39:15

Convegno di spiritualità ortodossa al Monastero di Bose. Intervista col priore Enzo Bianchi


Porre in luce l’essenziale unità tra Sacra Scrittura, esegesi e vita spirituale, unità che attraversa tutta la tradizione delle Chiese d’Oriente, anche se in forme diverse rispetto all’Occidente. E’ l’obiettivo del XIX Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, organizzato dal Monastero di Bose presso la sua sede in provincia di Biella e incentrato sul tema “La Parola di Dio nella vita spirituale”. Intervenendo all’incontro che si chiuderà domani, il cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, ha affermato che il dialogo ecumenico è una questione “di grande responsabilità” per la Chiesa cattolica e per quella ortodossa. Ma con quali peculiari modalità la lettura della Parola di Dio è stata affrontata sia in Oriente che in Occidente? Risponde al microfono di Antonella Palermo il priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi:RealAudioMP3

R. – Certamente in Oriente c’è stato un altro tipo di lettura della Parola di Dio perché noi occidentali abbiamo visto secoli, soprattutto nel secondo millennio, in cui c’è stato un fiorire degli studi e delle ricerche storiche. Noi abbiamo un tipo di lettura che diventa Lectio divina, diventa un ascoltare la Parola di Dio contenuta nel testo ma per vie, sovente, più intellettuali. Nella Chiesa ortodossa invece l’accostamento alla Parola di Dio è sempre stato liturgico, quindi è soprattutto nella liturgia che gli ortodossi ascoltano la Parola di Dio, ascoltano la Bibbia. In Occidente la nostra preghiera già di per sé è più biblica della loro perché loro hanno tutta una serie di composizioni ecclesiali dovute ai Padri della Chiesa; la sobrietà della liturgia latina invece richiede di ricorrere costantemente soprattutto ai Salmi e ai Cantici sia dell’Antico che del Nuovo Testamento. Ma l’approccio liturgico che hanno gli orientali può essere di grande insegnamento per noi: c’è bisogno di una lettura liturgica, di un’esegesi liturgica della Parola di Dio.

D. – Cosa si intende quando si parla della Sacra Scrittura come di una realtà “pneumatica”?

R. – La scrittura – dobbiamo dirlo – è una realtà molto materiale e molto umana: parole, lettere, scritte sul bianco, che sono opera degli uomini, scritte dagli uomini, e la scrittura è fragile come tutte le realtà di questo mondo, si corrompe, può essere dimenticata, può essere tralasciata. Però questa scrittura umana, nel caso della Bibbia, è una scrittura che è anche divino-umana, nel senso che quelle cose sono state scritte in modo che apparisse la volontà di Dio, che Dio rivelasse se stesso e quindi questa Scrittura ha una forza spirituale, la forza dello Spirito Santo, che l’accompagna: quando viene letta nella Chiesa, attraverso lo Spirito Santo, diventa la Parola di Dio stesso che echeggia: è Cristo che parla, è Dio che parla e questo avviene per la potenza dello Spirito Santo. Dunque lettura dello Spirito Santo, lettura pneumatica.

D. - Questo è un aspetto che la tradizione occidentale deve recuperare secondo lei?

R. – Credo di sì, molto, e Benedetto XVI più volte invita a questa lettura spirituale; ce n’è bisogno soprattutto oggi in cui alcune volte prevale una lettura di tipo intellettuale. (bf)







All the contents on this site are copyrighted ©.