Usa: appello dei vescovi a sostenere diritto e libertà di coscienza nel settore sanitario
Il governo degli Stati Uniti tuteli il diritto e la libertà di coscienza nel settore
sanitario: è questo, in sintesi, l’appello che i vescovi americani lanciano, in una
lettera indirizzata al Congresso. Nella missiva, a firma del cardinale Daniel DiNardo,
presidente della Commissione per le attività pro-vita della Conferenza episcopale
degli Stati Uniti, si ribadisce l’importanza di sostenere il “Respect for Rights of
Conscience Act 2011” (Hr 1179), la proposta di legge sul rispetto dei diritti di coscienza.
“Tale progetto – scrive il porporato – colmerà le lacune sulla protezione dei diritti
di coscienza contenute nella “Patient Protection and Affordable Care Act” (Ppaca),
soprattutto alla luce delle nuove regole fissate dal Dipartimento della Salute (Hhs)”.
Infatti, il 3 agosto, l’Hhs ha stabilito una lista di servizi preventivi per le donne
da richiedere a tutti i piani assicurativi sanitari privati, a livello nazionale.
Un elenco di servizi era già contenuto nella Ppaca approvata l’anno scorso; tuttavia,
l’Hhs ora vi aggiunge obbligatoriamente la sterilizzazione chirurgica, la prescrizione
di contraccettivi, compresa la ‘pillola del giorno dopo’, e la promozione di tali
metodi a tutte le donne in età riproduttiva. “Le nuove normative varate dal Dipartimento
della Salute – afferma il cardinale DiNardo – evidenziano la principale lacuna della
Patient Protection Act, ovvero la mancanza di una clausola di coscienza che eviti
che la Ppaca stessa venga usata per sopprimere i diritti e la libertà di chi ha obiezioni
morali o religiose nei confronti di specifiche procedure”. Oltretutto, continua il
presidente della Commissione pro-vita, “le nuove regole dell’Hhs contengono una deroga
incredibilmente stretta per gli impiegati religiosi’ ma tale esenzione, in realtà,
non protegge nessuno”. Infatti, spiega il porporato, “un’istituzione cattolica a servizio
dei poveri e dei bisognosi dovrebbe escludere dal suo staff i non-cattolici, rifiutare
l’assistenza medica a difesa della vita a pazienti non cattolici e dedicarsi, invece,
ad inculcare valori religiosi nelle persone. Solo in questo modo, potrebbe usufruire
della deroga”. Al contrario, “i singoli individui, gli assicuratori e i piani sanitari
per gli studenti non godrebbero di alcuna esenzione”. Ciò significa, scrive ancora
il card. DiNardo, che c’è “uno sforzo di rinchiudere la religione esclusivamente nei
luoghi di culto, il che tradisce una completa ignoranza sul ruolo che essa ha nella
vita americana e sulla lunga tradizione che lo stesso Congresso ha nel sostenere leggi
sulla libertà religiosa”. Per questo, i vescovi statunitensi esortano il governo a
varare normative in linea con la tradizione federale del “rispetto dei diritti di
coscienza”: “Coloro che promuovono, vendono o acquistano piani assicurativi sanitari
non dovrebbero essere costretti a violare le loro convinzioni morali e religiose più
profonde per usufruire del sistema sanitario per sé, per la propria famiglia o per
i propri dipendenti. “Costringere ad una scelta inaccettabile – si legge nelle ultime
righe della lettera – vuol dire minacciare sia il diritto universale all’accesso alle
cure mediche che la libertà di coscienza”. Di qui, il reiterato appello dei vescovi
affinché il Congresso supporti l’HR 1179 e, con esso, “il rispetto della libertà di
seguire i dettami della propria coscienza”. (A cura di Isabella Piro)