2011-09-07 19:10:39

Tavola della Pace e ong italiane in Afghanistan tra le vittime della guerra


In Afghanistan dall’arrivo dei soldati sovietici nel 1978 non si è mai smesso di combattere. Secondo uno studio americano, i 10 anni di intervento militare voluto dagli Stati Uniti nell’ottobre 2001, hanno provocato 34 mila morti, in gran parte civili. Oltre 440 i miliardi di dollari spesi. A ricordarlo, Tavola della Pace, Pax Christi e altre Ong italiane appena rientrate da una missione di pace a Kabul. 6 giorni durante i quali si sono svolti incontri con i familiari delle vittime di guerra e con i rappresentanti della società civile per trovare strade alternative alla violenza. Per un bilancio di questa missione Adriana Masotti ha intervistato don Renato Sacco delegato di Pax Christi: RealAudioMP3

R. - Innanzitutto si resta davvero segnati dentro, perché di solito l’Afghanistan rischia di essere una realtà un po’ virtuale, immaginaria: la vita, le persone non arrivano mai nelle nostre case. Noi, invece, siamo andati lì proprio per incontrare queste persone e con noi c’era anche un americano, in rappresentanza delle vittime delle Torri Gemelle. Un americano che incontrava delle donne afghane, entrambi vittime della violenza del terrorismo e dicevano: “Noi vogliamo la pace”. Ci siamo incontrati a Kabul, in questa città di quattro milioni di abitanti quando ne prevedeva neanche un milione. Ci sono fogne a cielo aperto, traffico, caos, ci sono ancora alcune case di paglia e fango. Gli indici di qualità della vita sono tra i più bassi del mondo. Passati 10 anni dall’intervento della Comunità Internazionale - che ha coinvolto circa 40 Paesi - ci si chiede cosa ha portato tutto questo investimento di persone e di soldi. Credo che il bilancio sia fortemente negativo.

D. - Che cosa succederà quando ci sarà il ritiro, ormai imminente, di tutte le forze internazionali?

R. - E’ difficile prevederlo. Certo, in questa situazione prevale la logica del più forte: i signori della guerra, i grossi potentati economici, il narcotraffico. Credo che la Comunità Internazionale, se ha davvero a cuore la vita di questo Paese - che da 30 anni vive la guerra -, non si deve ritirare ma deve dire: “Noi siamo qui per aumentare la qualità della vita delle persone e non per aumentare le bombe o il business del narcotraffico”. Io non so immaginare cosa accadrà. Parlando per l’Italia, credo che se tenessimo l’investimento di due milioni di euro al giorno per l’Afghanistan faremmo una grande cosa. Bisogna cambiare strada, ritirarsi dai percorsi della guerra ed aprire nuove vie di pace. (vv)







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