Svizzera: la Chiesa sostiene la ratifica della convenzione sulla tutela della maternità
Tutelare le pari opportunità tra uomini e donne nel campo lavorativo, rendere compatibile
la vita professionale con quella familiare, dare precedenza al benessere delle madri
e dei loro figli. Con questi obiettivi, la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza
episcopale svizzera sostiene la ratifica della convenzione n. 183 dell’Organizzazione
Internazionale del Lavoro (Ilo) sulla tutela della maternità. In una nota a firma
di Wolfgang Bürgstein, segretario generale di Giustizia e Pace, si sottolinea come
la normativa “miri a garantire un lavoro dignitoso per le lavoratrici incinte o puerpere,
rappresentando così uno strumento di sostegno al benessere della famiglia e promuovendo
la pari opportunità tra gli uomini e le donne”. Allo stesso tempo, i vescovi svizzeri
si dicono d’accordo sulla modifica dell’art. 35 della convenzione, affinché le pause
lavorative per l’allattamento al seno siano considerato come ore effettivamente lavorate
e quindi equamente remunerate. “Ciò – si legge nella nota – rappresenterebbe una misura
concreta volta ad eliminare una discriminazione salariale legata al sesso del lavoratore.
Per questo motivo, riteniamo utile la modifica dell’articolo in questione”. D’altronde,
l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di proseguire l’allattamento al
seno fino a quando il neonato non abbia compiuto i sei mesi di età. Un’indicazione
che, però, solo il 14% delle donne svizzere prende in considerazione. Ed ecco perché,
affermano i vescovi svizzeri, “misure come la pausa retribuita per l’allattamento
e la messa a disposizione di infrastrutture necessarie all’allattamento stesso sono
molto importanti”. E ancora, Giustizia e Pace ribadisce: “Secondo l’immagine cristiana
dell’essere umano, ciascuno uomo e ciascuna donna possiede la stessa dignità. E la
dignità umana deve essere presa in considerazione sul luogo di lavoro, soprattutto
se si tratta di dipendenti particolarmente vulnerabili”. In questo senso, ratificando
la convenzione 138, “la Svizzera potrebbe cogliere l’opportunità di promuovere la
tutela della maternità sia a livello nazionale che internazionale, confermando, così,
il suo impegno a favore dei diritti umani”. Infine concludono i presuli elvetici,
“dal punto di vista etico-sociale, è importante poter ricorrere a norme di tutela
della salute delle madri e dei loro figli, sia durante la gravidanza che dopo”, perché
“una simile protezione giuridica contribuisce non solo al benessere della famiglia,
ma anche a quello di tutta la società, promotrice della vita”. (I.P.)